Giovedì 17 novembre, il premier britannico Rishi Sunak ha presentato il nuovo bilancio dello stato per chiudere definitivamente con la brevissima e negativissima fase della “Trussonomics”. Con l’intento di ripristinare la credibilità fiscale del Regno Unito, il premier ha annunciato tagli alla spesa pubblica per 30 miliardi di sterline (34,5 miliardi di euro) e aumenti delle tasse per 24 miliardi (27,6 miliardi di euro). L’inversione a U nella politica fiscale di Downing Street ha già avuto l’effetto di far tornare gli acquisti sul mercato dei Gilt.
Parliamo del Gilt 22 ottobre 2073 e cedola 1,125% (ISIN: GB00BLBDX619). Il 12 ottobre scorso aveva toccato il minimo storico ad una quotazione di poco superiore a 34, mentre giovedì mattina risaliva in area 55,40. In termini percentuali, una crescita di oltre il 60%. E tutto questo in appena cinque settimane, tra l’altro con la Banca d’Inghilterra che dall’inizio di novembre si è messa a vendere sul mercato i Gilt con scadenze fino a 20 anni in portafoglio.
Boom bond a 50 anni a fine corsa?
Il bond a 50 anni di Sua Maestà è l’esempio più lampante del recupero di credibilità sui mercati che si è già avuto sotto Sunak. Ma ciò sta avvenendo a seguito di una politica di austerità fiscale, i cui contraccolpi sull’economia britannica nel breve termine non saranno di certo positivi. In un certo senso, questo scenario macro negativo dovrebbe limitare i guadagni futuri dei Gilt. Anche perché l’inflazione nel Regno Unito è salita all’11,1% in ottobre, ai massimi dal 1981. La Banca d’Inghilterra non potrà cessare il rialzo dei tassi d’interesse nei prossimi mesi.
Allo stato attuale, il bond a 50 anni offre un rendimento inferiore al 2,80%.