La pandemia è senz’altro un fatto storico, che sta facendo saltare molti schemi consolidati. Se qualche mese fa San Marino emetteva con successo il suo primo bond all’estero, nei giorni scorsi è stata la volta del Principato di Andorra. Non tutti sanno o ricordano dagli studi scolastici che tra Francia e Spagna, situato nei Pirenei orientali, si trovi un piccolo stato indipendente. Il suo governo ha collocato sui mercati internazionali debito pubblico per la prima volta nella sua storia.
Il bond di Andorra è stato emesso per un controvalore di 500 milioni di euro, con scadenza di 10 anni e cedola 1,25%.
E probabilmente ha voluto anche evitare che le famiglie impiegassero troppa liquidità per aiutare lo stato, sottraendola al settore privato e ritardando così la ripresa economica. Da qui, l’emissione del bond di Andorra, che ha ricevuto ordini per 5 volte superiori l’offerta. Parliamo di debito con rating “investment grade”: BBB+ e outlook “stabile” per Fitch. Prima della pandemia, il principato era solito chiudere i bilanci in attivo. La media del decennio 2010-2019 era stata dell’1,9% del PIL.
Con l’emissione dei giorni scorsi, il bond di Andorra ha allungato da 2,2 a 5,1 anni la vita media del debito, mentre non avrebbe mutato il costo medio implicito, pari all’1,3%. Lo scorso anno, lo stato ha avuto la capacità di limitare il deficit a solo il 4% del PIL, grazie ad aiuti mirati alle categorie colpite dalla pandemia, particolarmente quelle legate al turismo.
Malgrado il rapporto debito/PIL atteso al 47,9% da Fitch quest’anno, quindi, acquistando il bond di Andorra ci si espone a un rischio non così basso. Del resto, il rating lo segnala. E le esigenze di finanziamento resteranno elevate anche nel 2022, con 665 milioni di euro attesi da incassare attraverso emissioni obbligazionarie. Di questi, 50 servirebbero a colmare il deficit, il resto per ripagare le scadenze.