Con il 56% dei voti, Javier Milei è diventato ieri sera il nuovo presidente dell’Argentina. Ha ottenuto un consenso superiore a quello che gli assegnavano i sondaggi e che probabilmente lo stesso candidato della destra “anarco-capitalista” si aspettava. E questo sta spronando oggi agli acquisti dei bond in dollari dell’Argentina sui mercati internazionali. Il risultato del voto è stato talmente netto che il prossimo inquilino di Casa Rosada avrebbe un mandato deciso sulle riforme economiche da implementare per fare uscire il paese dalla crisi.
Risalgono bond Argentina in dollari
Nel corso della seduta, la scadenza 9 luglio 2035 e cedola 3,625% (ISIN: US040114HT09) guadagna circa l’1,50% e sale alla quotazione di 26,78 centesimi. Ancora meglio sta andando ad un’altra scadenza in dollari del 9 luglio 2041 e cedola 3% (ISIN: XS2177365363). Guadagna ben il 9% mentre scriviamo e si porta a 25 centesimi.
Cosa scalda così tanto il mercato obbligazionario? Milei si è impegnato a riformare drasticamente Buenos Aires. Vuole tagliare con decisione la spesa pubblica, riducendo soprattutto i sussidi, privatizzare molte società dello stato e aprire l’economia domestica agli scambi con l’estero. Molto chiacchierata è stata la sua proposta di usare il dollaro al posto dei pesos e di eliminare la banca centrale per battere l’inflazione.
Milei alla prova del governo
Le politiche di Milei sono sostanzialmente in linea con le richieste del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e ciò aiuterebbe il dialogo tra le parti sulla restituzione di 44 miliardi di dollari di prestiti. Un accordo eviterebbe il decimo default e ridurrebbe il peso del debito da rifinanziare nel breve periodo, facendo respirare le finanze statali. Ma la corsa dei bond dell’Argentina non sarà così facile nei prossimi mesi. Le promesse sembrano andare nella direzione giusta, ma implementarle sarà un’altra cosa. Il partito di Milei, La Libertad Avanza, ha relativamente pochi seggi al Congresso e dovrà affidarsi al centro-destra tradizionale per governare.
Misure radicali come la dollarizzazione non hanno il sostegno di alleati politici come Patricia Bullrich e Mauricio Macri. La stessa austerità fiscale risulterebbe impopolare e tale da impensierire più di un deputato o senatore della (di fatto) neonata maggioranza parlamentare. Vero è, comunque, che il ritorno all’ortodossia monetaria e fiscale non farebbe che bene al mercato dei bond in Argentina. Gli investitori hanno desiderio di normalità per Buenos Aires dopo anni di politiche anti-mercato, orientate esclusivamente alla redistribuzione di una ricchezza che non c’è e che hanno provocato inflazione, default e povertà.