La vittoria di Donald Trump è stata un rinvigorente per i mercati finanziari, sebbene non tutti stiano festeggiando in queste ore. Ad esempio, proprio le borse europee ripiegano e nell’Eurozona i rendimenti subiscono una brusca risalita. Non è così in Argentina, dove i bond sovrani in dollari registrano un’impennata dei prezzi con contestuale calo dei rendimenti. La scadenza del 9 luglio 2029 con cedola 0,5% (ISIN: XS2200244072) è salita del 4,7% ad una quotazione di 71 centesimi dal giorno delle elezioni americane. Meno vigorosi i guadagni per la scadenza del 31 dicembre 2038 con cedola 3,38% (ISIN: XS0501195993), i quali segnano un rialzo del 2,1%.
Vittoria di Trump fa sorridere Milei
Cerchiamo di capire cosa stia scaldando in questi giorni i cuori degli obbligazionisti. I bond dell’Argentina sono in nettissimo rialzo con la vittoria di meno di un anno fa di Javier Milei, presidente anarco-liberista per sua stessa autodefinizione. Egli sta risanando il bilancio dello stato con tagli alla spesa pubblica draconiani, mentre l’inflazione è scesa già ai minimi da tre anni su base mensile, pur rimanendo altissima su base tendenziale, al 209% a settembre.
La vittoria di Trump è percepita positivamente per un fatto sopra tutti gli altri: Milei è un suo alleato e grande sostenitore. I due avrebbero modo di stringere le relazioni tra i rispettivi paesi. E una Washington più benevola agevolerebbe anche il raggiungimento di un nuovo accordo con il Fondo Monetario Internazionale per la restituzione dei 44 miliardi di dollari di prestiti ricevuti da Buenos Aires tra il 2018 e il 2019.
Rischio default resta altissimo
Con i rialzi di questi giorni, lo spread medio tra i bond dell’Argentina e i Treasuries americani è sceso a 880 punti base o 8,80%, ai minimi da cinque anni. Ricordiamo che questi titoli di stato hanno valutazioni creditizie bassissime: CCC per S&P, CCC+ per Fitch e Ca per Moody’s.
Bond Argentina, ottimismo con Milei presidente
Milei ha svalutato il cambio del 54% appena insediatosi e continua al ritmo del 2% al mese per adeguarlo ai fondamentali. Al mercato nero, infatti, un dollaro scambia contro 1.135 pesos. Un cambio più debole comporta maggiori sacrifici per ripagare i bond in dollari dell’Argentina. E le riserve valutarie, per quanto in miglioramento, restano molto basse, negative al netto di swap e debiti. Detto questo, le scadenze medio-brevi in dollari risultano quasi triplicate di valore nell’ultimo anno, mentre quelle medio-lunghe sono più che raddoppiate. Già questo riduce il costo di emissione del debito sui mercati internazionali, nel caso in cui Milei dovesse avere bisogno di ricorrervi.