Ieri, Banca Unicredit ha emesso un nuovo bond AT1 (Additional Tier 1) per il controvalore nominale di 1 miliardo di euro. Gli ordini sono stati per 6,2 miliardi, arrivati da circa 340 investitori. Di questi, ben l’85% erano stranieri. La quota più alta nell’assegnazione è andata al Regno Unito con il 24%, seguito dall’Italia al 15%, poco davanti alla Francia con il 14% e Benelux all’8%. Ad essersi occupate dell’operazione sono state, oltre alla stessa Piazza Gae Aulenti in qualità di Global Coordinator e di Joint Bookrunner, Barclays, BNP Paribas, Bank of America, Deutsche Bank e Morgan Stanley.
Caratteristiche dell’obbligazione subordinata
Con il nuovo bond AT1 Unicredit sarà in grado di rafforzare il Tier 1 ratio di 35 punti base.
Il successo dell’emissione ha permesso all’istituto di fissare una cedola ben inferiore al 6,25% ipotizzato con la guidance. Infatti, fino al giugno 2033 la cedola sarà fissa e pari al tasso annuo lordo del 5,625%. Ma tra il 3 dicembre del 2032 e il 3 giugno del 2033, in qualsiasi data l’emittente si riserverà la facoltà di procedere al rimborso del capitale. Se così non fosse, la call potrebbe essere esercitata in ogni data successiva di pagamento della cedola.
Precisiamo che il bond AT1 di Unicredit è perpetuo, cioè formalmente senza scadenza. Ciò comporta il rischio per l’investitore di non vedersi mai rimborsato il capitale. E non è l’unico. Nel caso in cui il Common Equity Tier 1 (CET1) scendesse sotto il livello di trigger del 5,125%, la banca ridurrà temporaneamente il valore nominale dei titoli, in considerazione anche degli altri strumenti simili emessi e con pari livello di subordinazione.
In altre parole, parliamo di un asset ad alto rischio, sebbene Unicredit goda di un’elevata solidità patrimoniale. Per questa ragione l’emissione è stata riservata agli investitori istituzionali.
Bond AT1 Unicredit, pagamento cedola discrezionale
Cosa succede se il bond AT1 di Unicredit non sarà rimborsato nel semestre sopra indicato? La cedola passerà da fissa a variabile. Essa sarà uguale al tasso “mid-swap” a 5 anni maggiorato di 329,9 punti base (3,299%), lo spread più basso mai registrato dall’emittente. Il calcolo avverrà sempre su base annuale e rideterminato di semestre in semestre. Altro aspetto da tenere in considerazione è il rischio che la cedola non venga pagata a discrezione dell’emittente, come nel caso in cui il bilancio di esercizio chiudesse in perdita. C’è da dire, tuttavia, che gli istituti di credito tendono a non indisporre il mercato con azioni volte a punire gli investitori, rischiando altrimenti di perdere la loro fiducia.
giuseppe.timpone@investireoggi.it