Alta tensione in Bolivia, dove non c’è pace tra l’ex presidente Evo Morales e l’attuale capo dello stato Luis Arce. Nonostante i due uomini appartengano allo stesso partito politico di sinistra, il Movimento per il socialismo (Mas), l’odio reciproco è fortissimo sul mancato accordo riguardo a chi debba candidarsi alle elezioni presidenziali nel 2025. E i bond boliviani registrano un rally inatteso, quanto apparentemente ingiustificato, alla luce proprio dei problemi giudiziari (e non solo) per l’ex leader. Questi è a processo per stupro e traffico di essere umani, accuse che egli rigetta come frutto di accanimento nei suoi confronti da parte della “destra”.
Investitori puntano su fine politica di Morales
In questi giorni, poi, sempre Morales si è dichiarato vittima di un attentato nella regione di Cochabamba. Sarebbero stati sparati diversi colpi di pistola alla sua auto da parte della polizia. Il ministro dell’Interno, Eduardo del Castillo, nega le accuse e sostiene che l’auto non si sarebbe fermata a un posto di blocco anti-droga e che il suo staff avrebbe sparato contro gli agenti che avevano intimato l’alt.
Fatto sta che i bond boliviani in dollari con scadenza 2 marzo 2030 e cedola 7,50% (ISIN: USP37878AE81) sono schizzati dai 56-57 centesimi di un paio di settimane fa ai circa 66 attuali. Il rendimento viaggia ancora in area 19,50%, ma in forte calo nelle ultime sedute. Anche la scadenza del 20 marzo 2028 con cedola 4,50% (ISIN: USP37878AC26) è in forte crescita sul mercato secondario. In poche settimane è salito da 55 a 62,50 centesimi.
Rating Bolivia poco sopra livello default
Dicevamo, un rally apparentemente ingiustificato. Da un lato gli investitori scommettono sulla fine politica di Morales, considerato il candidato peggiore per le prospettive di crescita e la stabilità fiscale nel paese sudamericano. Dall’altro non sembra che vi siano ugualmente sufficienti ragioni per adocchiare i bond boliviani e inserirli nel proprio portafoglio obbligazionario.
In effetti, il debito pubblico ha chiuso il 2023 sopra l’80% del Pil da meno del 60% del 2019. Con la pandemia è esploso e il fatto che il governo non stia riuscendo a tagliare il deficit non prospetta alcunché di buono. Il disavanzo fiscale è stato del 7,5% l’anno scorso e quest’anno rimarrebbe elevato, intorno al 6%. Al contrario, la crescita del Pil è bassa. Il Fondo Monetario Internazionale la stima all’1,6% per il 2024. Come se non bastasse, l’inflazione al 6,18% a settembre è nettamente superiore ai tassi di interesse, fissati al 3,65%. Ciò acuisce i problemi già forti delle riserve valutarie, facendo defluire i capitali all’estero. In effetti, queste ammontano ad appena 153 milioni contro un debito estero pari a 13,4 miliardi.
Bond boliviani a forte rischio caos
La scorsa settimana, la banca centrale ha leggermente svalutato il cambio per meno del 3%. Non basterà a rinvigorire le riserve, per cui i bond boliviani denominati in valute straniere rischiano di non poter essere rimborsati da qui ai prossimi anni. La situazione politica non lascia presagire sviluppi positivi. Per quanto il mercato si scaldi sulla prospettiva di un Morales fuori dai giochi per via giudiziaria, il problema resta il possibile caos che ne scaturirebbe. Un film che abbiamo già visto nell’autunno del 2019.