Nella battaglia che va avanti da mesi tra presidente Lula e governatore centrale Roberto Campos Neto, il primo sembra averla spuntata. Ieri, la banca centrale brasiliana ha varato il primo taglio dei tassi di interesse dopo la stretta monetaria avviata nel 2021 e conclusa un anno fa. Il Selic è stato ridotto dal 13,75% al 13,25%. All’inizio della stretta, era al 2%. Il mercato si aspettava un calo di un quarto di punto percentuale. L’operazione è stata resa possibile grazie alla discesa dell’inflazione al 3,2% a giugno.
Rendimenti giù da mesi
Il mercato obbligazionario risente generalmente in positivo dell’allentamento monetario. Il presidente Lula ha attaccato la banca centrale sin dal suo ritorno alla presidenza all’inizio di quest’anno. Ritiene che i tassi di interesse siano troppo alti rispetto ai livelli d’inflazione. Adesso, il mercato si aspetta che nei restanti tre board dell’anno Campos Neto tagli ancora i tassi dello 0,50% per volta. A fine anno, il Selic scenderebbe all’11,75%, un livello ancora altissimo sia rispetto ai tassi di interesse presso le principali economie mondiali, sia rispetto all’inflazione brasiliana.
I bond del Brasile a 10 anni offrono al momento un rendimento del 10,65%. Sei mesi fa, offrivano il 13,50%. In questo frangente hanno messo a segno guadagni nell’ordine del 15-16%. E considerate che il tasso di cambio si è apprezzato contro l’euro del 5%. In altre parole, chi avesse comprato titoli di stato decennali agli inizi di febbraio, oggi potrebbe disinvestire con un margine effettivo superiore al 20% lordo.
Bond Brasile, possibile ulteriore apprezzamento
Come comportarsi in vista dell’ulteriore allentamento monetario? Di per sé ci sarebbero margini per continuare a tagliare i tassi senza impattare negativamente sul cambio e sull’inflazione.
L’aspetto più delicato per valutare un possibile investimento nei bond del Brasile in valuta locale riguarda sia il rischio di cambio, sia la solidità fiscale. Sul primo punto, notiamo che il decennale in dollari offre attualmente un rendimento del 6,4%. Ciò implica che il mercato sconterebbe un deprezzamento del real contro il dollaro di oltre il 4% all’anno per i prossimi dieci anni. C’è anche da considerare che il rating sovrano è “junk” o “spazzatura” secondo tutte le principali agenzie di valutazione. La presidenza Lula potrebbe indebolire il processo di risanamento fiscale degli ultimi anni, sebbene si sia posto come obiettivo di tendere a un surplus primario (al netto della spesa per interessi) dell’1% entro il 2026, partendo da un deficit dello 0,50% di quest’anno.