Lula ha perso il tocco magico, quali prospettive per i bond brasiliani?

Il presidente Lula non ammalia più i mercati, anzi c'è aria di pessimismo attorno all'economia emergente e i bond brasiliani arrancano.
2 mesi fa
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Bond brasiliani al test di metà mandato sotto Lula
Bond brasiliani al test di metà mandato sotto Lula © Licenza Creative Commons

Non parteciperà al vertice dei Brics a Kazan, Russia, in programma questa settimana. Il presidente del Brasile, Luis Inacio Lula da Silva, ha riportato una limitata emorragia cerebrale a causa di una caduta in casa. A giorni festeggerà il 79-esimo compleanno. E sono quasi dieci anni che guida la principale economia sudamericana con un Pil di quasi 2.200 miliardi di dollari. Ma dalla borsa al cambio, passando per i bond brasiliani emessi sui mercati internazionali, si moltiplicano i segnali di scetticismo tra gli investitori verso colui che fino a poco tempo fa sembrava ammaliare anche coloro che non appartenevano alla cerchia dei suoi ammiratori politici.

Bond brasiliani risentono del boom del deficit

Lula s’insediò come capo dello stato per la prima volta nel gennaio del 2003 e governò ininterrottamente per otto anni. Quando negli anni scorsi finì in carcere per un caso di abuso edilizio, la sua carriera politica sembrò finita. Invece, la resurrezione con la scarcerazione. Tornato al potere all’inizio dello scorso anno, si trova a gestire una situazione ben diversa da quella dei primi due mandati. I prezzi delle materie prime sono tornati a crescere, ma l’economia brasiliana non è più in forma smagliante. Per Fitch crescerà quest’anno del 2,8%, che non è affatto poco. Ma siamo lontani dal boom di inizio millennio e sotto anche i tassi riportati negli anni passati.

I bond brasiliani denominati in dollari quest’anno hanno mantenuto le quotazioni stabili o registrato un lieve calo. Il punto è che la situazione fiscale del paese sudamericano preoccupa. Nel 2023 il deficit di bilancio è schizzato all’8,9% del Pil. Quest’anno, secondo Fitch, il deficit primario sarà dell’1%, sopra il target massimo fissato allo 0,6%. Il debito pubblico, che nel dicembre scorso era al 74,4%, è visto salire a quasi l’84% tra due anni dal 74,8% del 2024.

Rating junk

Gli interessi cumulati negli ultimi dodici mesi sfiorano i 157 miliardi di dollari, ammontando a più del 75% del deficit complessivo.

Lula ha vinto le ultime elezioni presidenziali promettendo l’aumento della spesa sociale. Ciò spiega l’esplosione del deficit, che a sua volta sta alimentando l’inflazione. Risalita al 4,42% a settembre, ha costretto la banca centrale a rialzare i tassi di interesse dello 0,25% al 10,75%. Lula insiste sulla necessità di allentare la politica monetaria, consapevole che la spesa per interessi risente fortemente delle mosse dell’istituto. Il 45% del debito pubblico è contratto a tasso variabile.

Alla luce di questi dati, le prospettive per i bond brasiliani non appaiono positive. Ricordiamo che essi hanno rating “non investment grade”: BB per S&P e Fitch, Ba1 per Moody’s. In media, le economie con queste valutazioni hanno un rapporto debito/Pil del 55%, nettamente inferiore a quello brasiliano. Si direbbe che i margini di crescita per le quotazioni siano bassi. Altri dati paventano lo scetticismo dei mercati: cambio in calo del 15% contro il dollaro e borsa a -1,7% quest’anno.

Due spunti positivi per il mercato

Considerato che il target d’inflazione dall’anno prossimo sia stato fissato al 3% con un margine di tolleranza di +/-1,50%, i bond brasiliani potranno sorprendere positivamente nei prossimi mesi. La banca centrale potrebbe presto tornare a tagliare i tassi, rinvigorendo i titoli in valuta locale e senza compromettere la forza del real. Il ministro delle Finanze, Ferdinand Haddad, si è impegnato a tagliare il deficit, sostenuto dallo stesso Lula. Sono due spunti favorevoli per il mercato.

Bond brasiliani al test geopolitico

I bond brasiliani a lunga scadenza in dollari offrono rendimenti che vanno dal 6% fino ad oltre il 7%. Gli spread con i Treasuries risultano elevati, riflettendo l’elevato rischio di credito teorico. La principale fonte di preoccupazione resta di tipo geopolitico. Lula ha distanziato il paese dall’Occidente, avvicinandolo ai Brics.

Ciò non agevolerebbe eventuali accordi con il Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale nel caso di crisi fiscale. Gli stessi capitali potrebbero preferire restare alla finestra, attendendo di vedere chi vincerà le prossime elezioni in programma tra due anni. A tale proposito, le tensioni con le attuali opposizioni sono forti e nel caso di ricandidatura dell’ex presidente Jair Bolsonaro sono da considerarsi praticamente certe in campagna elettorale.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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