La sterlina inglese guadagna il 3% quest’anno contro il dollaro e diventa la valuta migliore tra quelle del G10. In generale, il Regno Unito sembra essere uscito dalla devastante crisi di fiducia che lo travolse sei mesi fa nelle poche settimane di vita del governo Truss. Il taglio delle tasse e gli aiuti a famiglie e imprese contro il caro energia tutti in deficit avevano provocato il tracollo dei prezzi dei bond britannici. Proprio il boom dei loro rendimenti fece scattare l’allarme alla Banca d’Inghilterra, costretta da inizio novembre a riprendere gli acquisti per stabilizzare il mercato prima di avviare il Quantitative Tightening.
Prendete i bond britannici a 30 anni. Il Gilt 2053 era crollato a meno di 45 centesimi alla fine di settembre. Oggi, risultano saliti a 60 centesimi. Hanno messo a segno un rialzo del 33% in poco più di sei mesi. Altrettanto bene hanno fatto i Gilt 2073, cioè i titoli a 50 anni. Dai minimi di 34 centesimi a inizio ottobre, oggi sono arrivati a 46 centesimi. Anche in questo caso, una risalita pari a un terzo del valore iniziale.
Ma non è tutto. I bond britannici sono denominati in sterline, valuta che si è apprezzata nel frattempo, come dicevamo. Contro l’euro, segnala una certa stabilità anche rispetto al periodo di fine settembre/inizio ottobre. Invece, contro il dollaro i guadagni superano il 15%. Questo significa che per un investitore americano il rendimento effettivo incassato in appena un semestre sfiora il 50% grazie all’effetto cambio.
Sunak favorisce bond britannici e sterlina
A ravvivare sterlina e bond britannici c’è stato il cambio di governo. Lis Truss è rimasta in carica come premier per appena un mese e mezzo. Il suo successore Rishi Sunak ha riportato la fiducia degli investitori con una politica fiscale accorta. L’economia domestica si è mostrata molto più resiliente delle previsioni, anche se l’inflazione resta in doppia cifra e costringe la Banca d’Inghilterra ad alzare i tassi d’interesse.
Attualmente, i bond britannici a 30 anni rendono più del 3,75% contro il 3,55% dei T-bond americani e il 2,25% dei Bund per le medesime scadenze. Dunque, la curva dei tassi UK si mostra allettante rispetto a quella delle altre principali economie avanzate. Anche questo aspetto contribuirebbe a far affluire capitali sul mercato britannico, rafforzando la sterlina. E c’è anche da considerare che Sunak sta resettando le relazioni diplomatiche con l’Unione Europea, ricercando un accordo pragmatico senza indietreggiare sulla Brexit. Nelle scorse settimane, ad esempio, è stata trovata l’intesa sul trattamento delle merci in Irlanda del Nord.