A giugno, la Cassa depositi e prestiti (CDP) ha emesso obbligazioni con tasso misto e scadenza nel giugno 2026 (ISIN: IT0005374043), prevedendo la corresponsione di una cedola fissa al 2,70% lordo per i primi due anni e di una cedola variabile per i successivi cinque anni, pari all’Euribor a 3 mesi + uno spread dell’1,94%. Allo stato attuale, l’Euribor a 3 mesi risulta sceso al -0,37%, per cui il rendimento lungo il settennato, scontando un Euribor invariato, sarebbe dell’1,40%, tenuto conto del prezzo di acquisto del bond a 103, sopra la pari e il prezzo di emissione di poche settimane fa.
Bond CDP 2026, convenienza e rischi dell’obbligazione semi-sovrana
La CDP è considerata una sorta di “longa manus” dello stato. L’83% del suo capitale è detenuto dal Tesoro, per cui si tratta di un’entità pubblica a tutti gli effetti, che in tanti percepiscono essere diventata una Iri 2.0, cioè un istituto con finalità di politica industriale. Di fatto, i suoi titoli del debito sono assimilabili in tutto e per tutto ai BTp, perché lo stato italiano non farebbe mai fallire la controllata e mai permetterebbe che subisca un evento creditizio avverso. Da qui, i bassissimi rendimenti esitati e in linea con quelli dei bond governativi. Entrambi, poi, scontano la tassazione agevolata del 12,50%.
Lo spread tra bond CDP e BTp
Al momento, però, il bond CDP giugno 2026 si mostra ben più generoso del BTp di pari durata. Quello con scadenza anch’esso nel giugno 2026 e con cedola fissa dell’1,60% (ISIN: IT0005170839) si acquista oggi sopra 103, per cui offre un rendimento medio annuo dell’1,11%, circa 30 centesimi in meno. La disparità sarebbe frutto delle diverse caratteristiche dei due bond. Il BTp offre un rendimento certo all’atto del suo acquisto sul secondario, mentre il rendimento del bond CDP resta, in una certa misura, ignoto. Chi lo compra, evidentemente scommette sulla risalita dell’Euribor dal 2021 in poi.
Ed è molto probabile che ciò avvenga nel medio-lungo termine, ma per adesso il mercato starebbe scontando lo scenario opposto, ossia una sua ulteriore discesa, in previsione del taglio dei tassi overnight da parte della BCE, forse già al board di fine luglio. Se l’Euribor a 3 mesi atteso fosse oggi pari a zero dal 2021 e fino alla scadenza dell’obbligazione, il rendimento medio scontato nell’arco dei 7 anni salirebbe all’1,67%, oltre 50 centesimi in più rispetto al BTp. In teoria, ciò dovrebbe alimentare la domanda del bond CDP, facendone scendere il rendimento, restringendone lo spread rispetto al titolo di stato. Se non sta avvenendo, è perché probabilmente i mercati appaiono titubanti sull’andamento dei tassi nei prossimi anni.
Obbligazioni CDP cedola mista, sottoscrizioni per soli privati
Sembrava scontato fino a qualche mese fa che sarebbero stati alzati dalla BCE entro la fine dell’anno. Poi, da Francoforte è arrivato il rinvio a non meno della metà dell’anno prossimo. Adesso, il “mood” è tornato ultra-accomodante presso tutte le principali banche centrali, quando già i tassi sono azzerati praticamente ovunque e sono trascorsi quasi 11 anni dall’esplosione della crisi finanziaria mondiale. Nessuno sembra più autorizzato a prevedere una normalizzazione monetaria nemmeno nel medio termine, ragione per cui le obbligazioni emesse con cedola variabile o mista, cioè almeno parzialmente legata ai tassi di mercato (o alla stessa inflazione) riscontrano un minimo di scetticismo, che nel caso in esame si traduce in un rendimento “extra” dello 0,3% all’anno rispetto al BTp, una sorta di copertura assicurativa che gli investitori pretendono per preferire il bond CDP al rendimento sovrano certo.