Che ne dite di dare un’occhiata alle obbligazioni quasi-sovrane? Così sono definite sui mercati finanziari i titoli del debito emessi da entità controllate dallo stato, ma che formalmente non possono considerarsi debito pubblico a tutti gli effetti. Una di queste entità è la Cassa depositi e prestiti (CDP), i cui bond hanno il pregio di offrire rendimenti a premio sui titoli di stato, sostanzialmente a parità di rischio. In questo articolo, torneremo ad analizzare la scadenza del 28 giugno 2026 (ISIN: IT0005374043).
Il bond CDP 2026 fu emesso nell’estate del 2019. Presentava inizialmente una durata di sette anni. Per i primi due anni ha corrisposto cedole trimestrali al tasso annuale del 2,70%. Dal terzo anno e fino alla scadenza, offre cedole variabili. Esse sono determinate nel seguente modo: Euribor a 3 mesi vigente due giorni prima di ogni data di godimento, aumentato di uno spread di 194 punti base o 1,94%.
Quando avvenne l’emissione, le prospettive di rendimento per il bond CDP non erano entusiasmanti. In quel periodo, l’Euribor a 3 mesi viaggiava a -0,35%. Se fosse rimasto invariato, oggi la cedola variabile varrebbe meno dell’1,60% all’anno. Per fortuna degli obbligazionisti, c’è stato un aumento dei tassi d’interesse drastico e inatteso in questi ultimi tempi. Esso è stato dovuto alla necessità di combattere l’alta inflazione nell’Area Euro. L’Euribor a 3 mesi attualmente si aggira a poco meno del 3,60%.
Bond CDP 2026, cedola alta a settembre e forse meglio a dicembre
In data 26 giugno 2023, esso si attestava al 3,577%. Questo è il valore di riferimento per la cedola trimestrale che sarà staccata il 28 settembre prossimo. Quel giorno, il bond CDP offrirà agli obbligazionisti un tasso su base annua del 5,517%. Attenzione, perché dovete dividerlo per quattro per ottenere la cedola del trimestre. Essa sarà pari a quasi l’1,38%. In termini di rendimento annuale, il titolo offriva ieri circa il 4,20%.
Il BTp a 3 anni, tanta è la durata odierna del bond CDP 2026, offriva sempre ieri poco più del 3,85%. A conti fatti, siamo in presenza di un premio nell’ordine dei 35 punti base o 0,35%. Non è detto che sarà così effettivamente. Se l’Euribor a 3 mesi nei prossimi trimestri sarà sempre più basso, potrebbe accadere che il rendimento dell’investimento risulterà inferiore a quello del titolo di stato. Per ora sappiamo che il mercato si attende che questo tasso di riferimento salga ancora fino all’apice del 4% entro settembre. Se fosse così, anche la cedola di dicembre sarebbe elevata. E poiché non è attesa per il momento una discesa dai massimi troppo veloce da qui al medio termine, le previsioni per il prossimo anno sarebbero positive. Il rischio che si rivelino sbagliate, però, esiste.