Il Brasile è tornato a rifinanziarsi sui mercati internazionali con la prima emissione sotto il presidente Lula da quando è tornato al governo per la terza volta. L’Argentina punta ad emettere due bond da 600 milioni di dollari ciascuno, garantiti per il 60% il primo dalla Banca Mondiale e il secondo dalla Banca dello Sviluppo dell’America Latina. E nella regione ci sono i bond del Cile ad essere tornati apparentemente appetibili dopo le tensioni degli anni passati. La scadenza a 10 anni in dollari guadagna più del 13% nell’ultimo semestre, quella a 5 anni sempre in dollari circa l’8%.
Tensione sui mercati con vittoria Boric
Spread bassi, non inconsueti per il paese andino. Pensate che il BTp a 10 anni in dollari rende attualmente il 5,35%, mezzo punto percentuale in più dell’omologo bond del Cile. In effetti, la differenza la fanno i rating: A per S&P, A- per Fitch e A2 per Moody’s. Sono giudizi nettamente superiori a quelli assegnati al debito pubblico italiano. Del resto, il debito cileno nel 2022 risultava del 37,3% contro il nostro 144,4%. D’altra parte, risulta triplicato in appena un decennio. E, soprattutto, negli ultimi tempi le tensioni sociali e politiche nel paese sono state forti.
L’anno scorso, alla presidenza è arrivato Gabriel Boric, un giovane leader della sinistra marxista. Ha messo in discussione le fondamenta su cui si è retta l’economia cilena negli ultimi decenni, anche dopo la fine della dittatura di Augusto Pinochet. Ciò fece tremare i mercati finanziari in una prima fase. Con il trascorrere dei mesi, sembra essere tornata la calma. In primis, perché la riforma costituzionale di stampo socialisteggiante voluta dal governo è stata bocciata dai cittadini con un referendum.
Il Congresso ha bocciato a marzo una riforma fiscale che puntava a introdurre la patrimoniale. Sarebbe stata una novità in tutto il Sud America. In generale, i propositi del governo di ultra-sinistra sono stati ammorbiditi dall’assenza di una maggioranza parlamentare in loro sostegno. Ad esempio, starebbero per essere abbassate le royalties sulle società minerarie. Il ministro delle Finanze, Mario Marcel, ha annunciato che il carico fiscale queste scenderebbero nel caso in cui il carico fiscale superasse il 50% dei profitti operativi.
Bond Cile barometro economia mondiale?
Resta il fatto che il PIL cileno per quest’anno sia atteso in calo dello 0,7% dallo stesso governo, in contrasto all’andamento generale nella regione. E la politica di Boric non lascia dormire sonni tranquilli ai mercati. La volontà di aumentare le entrate fiscali per finanziare un piano di spesa pubblica di natura perlopiù assistenziale crea allarme sul mantenimento di condizioni competitive per l’economia domestica. Per contro, c’è da dire che il boom dei prezzi di materie prime come rame e litio, di cui il Cile è primario esportatore mondiale, nel 2022 ha aiutato parecchio i conti pubblici. Questi sono passati da un deficit del 7,7% a un avanzo dell’1,1% del PIL, il primo da un decennio e doppio dello 0,6% registrato nel 2012. Per quest’anno, si stima un ritorno in rosso.
A completamento del quadro in chiaroscuro, l’inflazione a marzo nel paese è stata dell’11,1% e la banca centrale ha portato i tassi d’interesse all’11,25%, mai così alti dal 1998. Ma il tasso di cambio contro il dollaro si è rafforzato di oltre il 31% dai minimi toccati a luglio, segnando un apprezzamento annuale del 2%. Pur in calo a 39,3 miliardi di dollari, le riserve valutarie restano congrue con la bilancia commerciale tornata in attivo.
I bond del Cile possono essere inseriti in portafoglio non certo per il loro rendimento, persino inferiore a quello offerto dai BTp in valuta americana. Possiamo considerarli un investimento in asset che riflettono l’andamento di commodities essenziali per implementare la transizione ecologica nel mondo. E in un certo senso, diventano indirettamente barometro dello stato dell’economia mondiale, al netto delle vicissitudini interne.