Mentre i rendimenti europei ristagnano in prossimità dei massimi livelli raggiunti negli ultimi mesi, occasioni d’investimento ve ne sono anche all’infuori del Vecchio Continente. Questa settimana, la Costa d’Avorio è tornata a finanziarsi sui mercati internazionali con l’emissione di un bond in dollari (ISIN: XS3030237120). Grazie all’operazione, ha incassato 1,75 miliardi. Il taglio minimo è stato fissato in 200.000 dollari e multipli di tale importo. Molto interessante la cedola lorda annuale: 8,075%. Tanto per un investimento che arriva a scadenza in data 1 aprile 2036 e che, pertanto, presenta una durata iniziale di 11 anni.
Alto premio sul Treasury
A titolo di confronto, il Treasury americano con simile scadenza offre un rendimento in area 4,35%.
E non è tutto. Una volta iniziate le negoziazioni alla Borsa di Francoforte il 27 marzo, il bond in dollari della Costa d’Avorio è andato giù pesantemente. Forse, ha risentito della scarsa liquidità degli scambi. Fatto sta che la quotazione risultava scesa a venerdì a 95,73 centesimi, molto al di sotto della pari. In cambio, il rendimento lordo annuale saliva all’8,64%. Lo spread con i titoli USA si ampliava così a circa 430 punti base o 4,30%.
C’è da dire che i bond della Costa d’Avorio sono formalmente ad alto rischio di credito. Le agenzie di rating assegnano loro giudizi bassi: BB per S&P, BB- per Fitch e Ba2 per Moody’s. Si tratta di valutazioni “non investment grade”, che rendono l’emittente speculativo. Di questo bisogna tenere attenzione quando s’investe. I bond “junk” sono soggetti ad alta volatilità e risentono negativamente sia della congiuntura internazionale debole che delle fasi di aumento dei tassi globali.
Viceversa, tendono a prosperare in fasi di crescita e quando i tassi scendono. Si avvantaggiano, in buona sostanza, della propensione al rischio tra gli investitori.
Economia emergente promettente
I bond della Costa d’Avorio saranno anche di bassa qualità, ma l’economia emergente presenta alcuni tratti distintivi in positivo. Negli ultimi anni, sta crescendo a ritmi tra il 6,5% e il 7%. E’ considerata tra le più performanti del continente e tra tutte le emergenti nel mondo. E’ vero che ancora il Pil pro-capite si rivela molto basso – sotto i 3.000 dollari – ma le prospettive appaiono promettenti. Ad esempio, lo stato dell’Africa occidentale può avvantaggiarsi del boom dei prezzi del cacao, essendone il principale produttore con oltre 2 milioni di tonnellate all’anno e pari a una quota superiore al 40% di quella globale.
Il debito pubblico incide per il 36% del Pil, per cui è relativamente basso. Il deficit nel 2024 ammontava al 4,5%. Basse sono, però, le riserve valutarie, stimate a 6,3 miliardi di dollari a dicembre. Un dato nettamente inferiore al debito estero, che si attesterebbe sopra i 36 miliardi, pur solamente di un paio di miliardi a breve scadenza. Negli ultimi mesi, in controtendenza rispetto alle principali economie mondiali, la banca centrale ha dovuto alzare i tassi fino al 5,5%. In compenso, l’inflazione a dicembre scendeva al 2,1%.
Bond Costa d’Avorio in dollari, rischio valutario
La Costa d’Avorio adotta il franco CFA come moneta nazionale, agganciato all’euro da un tasso di cambio fisso. Ciò la tiene al riparo dalle tensioni finanziarie e dall’instabilità dei prezzi. I suoi bond in dollari, tuttavia, comportano l’assunzione di un rischio di cambio per noi investitori dell’Eurozona. La cedola alta cela in parte il possibile deprezzamento della divisa americana contro la moneta unica, riducendo il valore dei pagamenti e del capitale corrisposto alla scadenza o all’atto del disinvestimento anticipato.
giuseppe.timpone@investireoggi.it