C’era un paese dell’America Latina fino a qualche anno fa noto per la sua estrema stabilità politica, la solidità dell’economia e l’apertura al libero mercato. Negli ultimi tempi, però, le tensioni interne hanno appannato questa immagine. La vittoria di un candidato dell’ultra-sinistra alle elezioni presidenziali di due anni fa fu uno choc per i mercati. Ma Gabriel Boric oggi fa molta meno paura, semplicemente perché è debole. Un anno fa, la proposta di riforma costituzionale approvata da un’apposita assemblea a stragrande maggioranza di sinistra radicale fu bocciata tramite referendum con il 62% dei voti.
Se avessero vinto i “sì”, il Cile si sarebbe ritrovato con una Costituzione maggiormente garante dei diritti di proprietà, seppure limitativa del diritto di aborto. Paradosso vuole che la sinistra, che puntava a cancellare la Costituzione di Pinochet, abbia fatto campagna per conservarla da modifiche considerate peggiorative. In questo marasma, cosa accade ai bond del Cile? Similmente all’andamento del mercato obbligazionario in Europa e Nord America, le quotazioni salgono da quasi due mesi.
Bond Cile in netto rialzo da mesi
Prendiamo il decennale in euro con scadenza 15 luglio 2034 e cedola 4,125% (ISIN: XS2645248225). Ad ottobre era sceso sotto 94 centesimi, mentre adesso viaggia sopra 100 e offre un rendimento del 4%, vale a dire a premio di circa il 2% sul Bund a 10 anni e di un quarto di punto percentuale sul BTp a 10 anni.
Il decennale in dollari, scadenza 31 gennaio 2034 e cedola 3,50% (ISIN: US168863DV76) è passato nel frattempo da 79 a 89 centesimi e offre attualmente un rendimento del 4,80%, a premio dello 0,90% sul T-bond degli Stati Uniti. Le turbolenze politiche interne non hanno avuto grosse ripercussioni sui bond del Cile.
Rame fattore positivo per economia cilena
Tuttavia, i bond del Cile potranno confidare verosimilmente sul rialzo possibile dei prezzi del rame, di cui il paese sudamericano è principale esportatore mondiale. C’è una carenza di offerta, tra l’altro dettata dal ritiro delle autorizzazioni allo sfruttamento di una grossa miniera nel Panama. A meno che l’economia globale non ingrani la retromarcia, i prezzi finirebbero per salire, anche perché il rame è un elemento fondamentale per la transizione energetica. E ciò farebbe soltanto bene alla bilancia commerciale e al cambio cileni, con riflessi positivi anche per i bond in valuta estera.