La lira turca prosegue la discesa contro il dollaro, aggiornando quotidianamente i minimi storici. Ieri, ha perso intorno al 2%, attestandosi ad un tasso di cambio di 20,40. Viceversa, dopo il ballottaggio delle elezioni presidenziali hanno ripreso a salire i bond in dollari della Turchia. Il risultato di domenica è stato un colpo al cuore di chi credeva in un “regime change” ad Ankara. La vittoria del presidente uscente Recep Tayyip Erdogan non sarà stata eclatante con poco più del 52% dei consensi, ma sufficiente a garantirgli altri cinque anni di potere.
Svalutazione lira turca sempre più probabile
Sui mercati finanziari è forte la convinzione che il paese non possa sostenere più a lungo la politica economica sin qui adottata, un mix tra bassi tassi d’interesse e alti tassi di cambio. Urge una svalutazione per impedire l’azzeramento delle riserve valutarie, accompagnata da un aumento dei tassi per contrastare l’alta inflazione. Questa è esplosa fino a più dell’85% in autunno e ancora viaggia sopra il 40%.
Dicevamo, bond in dollari della Turchia in parziale ripresa. I livelli precedenti al primo turno delle presidenziali del 14 maggio scorso restano un miraggio. Ad ogni modo, la scadenza a 5 anni prezzava 95,40 centesimi venerdì scorso, mentre ieri era salita a 98,65 centesimi. La scadenza a 10 anni è passata nello stesso frangente da 90,35 a 95 centesimi. Fino al primo turno, tuttavia, quotavano rispettivamente sopra 105 e 104.
Ritorno di Simsek al governo?
Il lento recupero di questi giorni non è conseguenza del tipico “buy the rumor, sell the news”. E’ uscita l’indiscrezione che prima di domenica alcuni membri preminenti del partito di Erdogan, l’AKP, avrebbero incontrato l’ex vice-premier e ministro delle Finanze, Mehmet Simsek. L’uomo è stato al governo tra il 2007 e il 2015, molto apprezzato dai mercati. Fu la fase delle riforme liberali del primo decennio di Erdogan. Lavora ormai all’estero nel mondo della finanza.
Sempre dalle indiscrezioni è emerso che uomini vicini al presidente avrebbero sondato la possibilità di aumentare i tassi d’interesse e al contempo erogare prestiti mirati. Lo stesso presidente, nel suo discorso dal balcone dopo la vittoria di domenica, ha parlato di “gestione finanziaria, degli investimenti e dell’occupazione improntata alla reputazione internazionale”. Un messaggio in codice per prospettare un cambio di policy dopo il voto. Si specula che Simsek tornerebbe a fare il ministro delle Finanze, mentre il governatore della banca centrale, Sahap Kavcioglu, sarebbe licenziato. Ed è probabile che lo stesso Simsek abbia chiesto il siluro del numero uno dell’istituto in cambio di un suo coinvolgimento nel nuovo esecutivo. La politica monetaria è considerata il tallone d’Achille dell’economia turca.
Bond dollari Turchia segnalano ottimismo su banca centrale
Dietro ai recenti apprezzamenti dei bond in dollari della Turchia potrebbe celarsi anche la speranza di un rimpiazzo di Kavcioglu con un governatore dalla politica monetaria ortodossa. Il nome più gradito sarebbe quello di Naci Agbal, già ministro delle Finanze tra il 2015 e il 2018 e governatore centrale tra il novembre del 2020 e il marzo del 2021. In quei pochi mesi, aveva alzato i tassi e riportato la fiducia dei mercati, riuscendo a rafforzare il cambio. Ma Erdogan sarebbe disposto a rinunciare alla sua politica dei bassi tassi o finirà come sempre per esautorare chiunque non ottemperi ai suoi desiderata?
La debolezza della lira turca anche dopo il ballottaggio di domenica non è un segno di sfiducia verso il possibile nuovo corso, semmai la presa d’atto dell’inevitabilità di una svalutazione. Le analisi internazionali paventano un tracollo del cambio fino al 30-35% in questo caso.