Il debito estero totale è salito di altri 3,5 miliardi di dollari negli ultimi tre mesi dello scorso anno, arrivando a 168 miliardi. Un importo che equivale al 43% del Pil per la Banca Centrale Egiziana. Di questo, 21 miliardi risulta in scadenza entro dodici mesi, poco più della metà delle riserve valutarie. Queste in aprile erano a 41,4 miliardi. Nuovi dati che permettono meglio di capire quanto giustificato possa essere stato il rally dei bond governativi emessi dall’Egitto e denominati in valuta estera. Da quando Il Cairo ha annunciato il maxi-accordo con gli Emirati Arabi Uniti da 35 miliardi, c’è stato un vero e proprio boom sui mercati in favore del debito sovrano nordafricano.
Prezzi in forte rialzo da febbraio
I bond dell’Egitto denominati in dollari Usa e con scadenza 31 gennaio 2027 e cedola 7,5% (ISIN: XS1558078736) sono saliti a quasi 96 centesimi e offrono un rendimento dell’8,14%. In tre mesi hanno messo a segno un rialzo del 12%. Ancora meglio hanno fatto le scadenze più longeve. Il titolo del 30 settembre 2033 con cedola 7,30% (ISIN: XS2391395154) è salito a 81 centesimi, era a poco più di 67 prima dell’accordo con l’emirato. Un boom del 21%, simile a quello realizzato dalla scadenza del 29 maggio 2050 con cedola 8,875% (ISIN: XS2176899701). Questo è salito a 80,50 centesimi e rende quasi l’11,70%.
Non solo aiuti, anche svalutazione del cambio
L’accordo con gli Emirati Arabi Uniti consente a quest’ultimo di sviluppare le attività turistiche della costa in cui trova tra gli altri Alessandria d’Egitto. Non è l’unico sostegno arrivato in favore dell’economia nordafricana. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha incrementato i suoi stanziamenti di 3 miliardi, portandoli a 8. Ci sono anche gli aiuti dell’Unione Europea e della Banca Mondiale. In tutto, si arriva a una cifra di 55 miliardi. Per i mercati sarebbe sufficiente ad evitare il default nel medio termine. Ciò spiega l’apprezzamento dei bond emessi dall’Egitto.
Ma la situazione economica resta complicata. Lo scorso anno, la bilancia commerciale ha esitato un saldo negativo pari all’9,4% del Pil. Le stesse partite correnti hanno chiuso con un disavanzo del 3,2%. E da inizio marzo la svalutazione del cambio ha provocato una caduta della lira egiziana del 35% contro il dollaro Usa. La liberalizzazione, tuttavia, ha fatto svanire il mercato nero, allineando il tasso di cambio ufficiale agli scambi effettivi tra domanda e offerta. Un passo importante, necessario per lo sblocco degli aiuti dell’FMI. Ma anche a causa di ciò l’inflazione resta elevata: 32,5% in aprile, pur in calo dal 33,3% di marzo. I tassi di interesse sono stati fissati al 27,25%.
Bond Egitto restano a rischio di credito
Per l’anno fiscale prossimo, che inizia l’1 luglio, il governo ha stimato un deficit fiscale al 6% del Pil. La spesa per interessi ammonterebbe al 9,5%. Tanto per fare un confronto, risulta essere quasi tripla di quella sostenuta dall’Italia. Quanto al debito pubblico, è atteso all’88,2% del Pil per tendere all’80% entro il 2027. Questi numeri segnalano che i rischi di credito nel medio-lungo termine restano elevati. L’Egitto ha bisogno di riforme economiche per crescere e permettere al governo di ripagare i bond in scadenza. Il presidente Al Sisi ha accettato finanche di tagliare parte dei suoi mega-progetti infrastrutturali, al fine di contenere i debiti. Sarà importante riuscire a mantenere il consenso popolare per implementare una fase di austerità obbligata per uscire dalla crisi.