Per la seconda volta quest’anno, l’Egitto ha collocato sul mercato un bond in dollari per complessivi 3 miliardi e suddiviso in tre tranche. L’operazione è avvenuta sul finire della scorsa settimana lavorativa e ha raccolto l’adesione di 300 investitori internazionali provenienti da America, Europa, Asia, Medio Oriente e Africa. Nel complesso, la domanda è stata di 9 miliardi, praticamente triplicando l’importo offerto annunciato dal Tesoro egiziano.
Nel dettaglio, è stata emessa una scadenza a 6 anni con cedola 5,8% per 1,125 miliardi, una a 12 anni con cedola 7,3% per altri 1,125 miliardi e una a 30 anni con cedola 8,75% per 750 milioni.
Bond Egitto, punti di forza e debolezza
L’Egitto aveva raccolto 3,8 miliardi di dollari sui mercati internazionali nella prima parte dell’anno. E nel 2020 debuttò sul mercato dei green bond, primo emittente sovrano a farlo nell’area MENA. I rating di cui è accreditato il suo debito pubblico sono bassi: B- per S&P, B+ per Fitch e B2 per Moody’s. I titoli di stato sono valutati, quindi, “spazzatura”. Nel linguaggio formale, si suole definirli “non investment grade”. Il rischio di credito si mostra, pertanto, elevato.
L’Egitto ha voluto ricorrere nuovamente ai mercati internazionali per approfittare dei bassi tassi d’interesse vigenti su di esso. Peraltro, quest’anno la lira egiziana esibisce assoluta stabilità contro il dollaro e negli ultimi anni si è rafforzata dopo avere toccato il minimo a seguito della svalutazione di fine 2016. Del resto, indebitarsi in valuta locale per 15 anni costa oggi al Tesoro quasi il doppio della maxi-cedola emessa per la tranche a 30 anni, cioè più del 15%. Il fabbisogno finanziario stimato per l’anno fiscale in corso, che finirà il prossimo 30 giugno, è di 5-7 miliardi di dollari.
Tra gli aspetti positivi, c’è il fatto che l’Egitto stia adottando da anni riforme economiche sotto l’assistenza finanziaria del Fondo Monetario Internazionale, dal quale ha ricevuto prestiti anche durante la pandemia. Inoltre, sul piano geopolitico è abbastanza vicino all’Occidente, un fatto che agevola proprio l’esborso di prestiti internazionali all’occorrenza. Infine, la ripresa del turismo e delle quotazioni energetiche dovrebbe sostenere le riserve valutarie della banca centrale, con le quali pagare le scadenze contratte con l’estero.