La settimana ieri sui mercati è iniziata con una novità dirompente arrivata dall’Egitto, dove la banca centrale ha lasciato fluttuare il cambio e ha contestualmente alzato i tassi d’interesse di 100 punti base al 10,25%. La decisione è stata spiegata dal governatore Tarek Amer come un necessario adeguamento al mutato contesto globale e al fine di rendere più competitiva l’economia domestica. La lira egiziana perde così quasi il 14% contro il dollaro, ben più delle previsioni. Nei colloqui di inizio anno con il Fondo Monetario Internazionale (FMI), gli esperti avevano assicurato una svalutazione non superiore al 5%.
La lira egiziana era stata lasciata fluttuare contro il dollaro a fine 2016, quando perse oltre la metà del suo valore. Tuttavia, da allora nei fatti la banca centrale aveva fissato un “peg” non ufficiale intorno a 15,70. La svalutazione di queste ore impatterà sull’inflazione, già salita all’8,8% a febbraio. L’economia egiziana registra cronici e pesantissimi passivi della bilancia commerciale, che negli anni scorsi sono arrivati a sfiorare il 20% del PIL. Male anche le partite correnti, per cui i capitali esteri si rivelano essenziali per la stabilità finanziaria.
Bond Egitto, recupero su mosse della banca centrale
Da quando è iniziata la guerra tra Russia e Ucraina, si stima che dall’Egitto siano defluiti 3 miliardi di dollari. A pagarne le conseguenze è stato inevitabilmente il mercato obbligazionario, che alla fine del 2021 registrava capitali esteri per 28,8 miliardi, il 56% delle riserve valutarie della banca centrale. Non a caso, il bond in dollari con scadenza 30 aprile 2040 e cedola 6,875% (ISIN: XS0505478684) dagli 85,23 centesimi di fine 2021 era precipitato meno di 65 centesimi del 7 marzo scorso. Stamattina, risaliva a quasi 79 centesimi.
Fino a qualche mese fa, i bond egiziani erano molto allettanti. I tassi d’interesse risultavano fissati a livelli molto più alti dell’inflazione, tant’è che il loro livello reale era il più alti nel mondo.