L’Egitto risulta ad oggi uno dei paesi con il minor numero di positivi al Coronavirus rispetto alla popolazione, stando ai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. E i morti, che si aggirano intorno a un centinaio, tutto sommato restano contenuti. Eppure, lo stato nordafricano risentirà della crisi economica internazionale, essendo una meta turistica. Milioni di persone in tutto il mondo stanno cancellando o rinviando le prenotazioni, per cui Il Cairo subirà un duro colpo sul fronte del pil e del gettito fiscale.
I tassi restano fissati al 9,25%, nettamente sopra i livelli d’inflazione. I tassi reali salgono così sopra il 4%, quando in Turchia sono scesi in area decisamente negativa, tanto per fare un confronto con una grossa economia emergente. In teoria, anche considerando l’appropriata quantità delle riserve valutarie nette della banca centrale, questa avrebbe ancora margini per tagliare i tassi, sostenendo sia l’economia domestica che il mercato sovrano. Ieri, il rendimento del bond a 10 anni si attestava al 14,62%, quello a 2 anni al 13,73%, nettamente sopra l’inflazione e gli stessi tassi.
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Rendimenti elevati anche in dollari
E anche le obbligazioni emesse in dollari mostrano valore. Il bond giugno 2025 e cedola 5,875% (ISIN: US03846JW222), dopo avere accusato un calo di quasi il 14% rispetto ai livelli pre-Coronavirus di febbraio, offriva ieri un rendimento del 7,33%. Il bond a 10 anni, scadenza aprile 2030 e cedola 5,625% (ISIN: XS1807305328), si è deprezzato di ben il 25% nel frattempo, rendendo l’8,25%.
Tuttavia, questi livelli consentono ancora all’Egitto di importare beni e servizi per almeno 8 mesi e di onorare tutte le scadenze a breve termine. La stabilità del cambio di questi mesi fa ben sperare, perché riduce il rischio che la banca centrale debba intervenire a suo sostegno vendendo assets in valute straniere e accrescendo la pressione sui pagamenti di obbligazioni non in valuta locale. Nemmeno il bond in scadenza alla fine di aprile segnala più tensioni significative, dopo il tonfo di marzo, quotando ormai poco sotto la pari, segno che il mercato abbia fiducia dell’Egitto. La ripresa delle quotazioni del petrolio consentirebbe al paese, poi, di attingere a un quantitativo superiore di dollari in ingresso, riducendo la pressione sui tassi di cambio e migliorando l’outlook per il mercato sovrano in valuta estera. Le maggiori emissioni attese in funzione anti-crisi, per contro, limitano i rialzi dei prezzi, specie per i bond in lire.
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