Quando pensiamo ai bond emergenti, alla mente ci vengono gli “high yield”, cioè le obbligazioni ad alto rendimento in quanto rischiose. Non è sempre così. Il Golfo Persico rappresenta nel suo complesso una fortunata eccezione. L’area è relativamente ricca grazie al petrolio. E proprio alla materia prima deve le sue fortune in ambito economico, sebbene in diversi casi pecchi di scarsa diversificazione.
Ad ogni modo, abbiamo esordito in questo 2021 con un Brent a poco più di 50 dollari al barile, mentre oggi sui mercati internazionali lo si acquista a quasi 68 dollari.
Bond emergenti legati al petrolio e a lunga scadenza
In questo articolo, vi presentiamo tre bond emergenti a 30 anni in dollari. Il primo è del Qatar. Scadenza 16 aprile 2050 e cedola 4,4%. Segna +10% dai minimi di marzo e offre oggi un rendimento del 2,87%. Lo spread con il Treasury trentennale è di 94 punti base. Il rating sovrano dell’emirato è molto alto: AA- per S&P e Fitch, Aa3 per Moody’s. In effetti, a Doha basterebbe una quotazione del Brent a 43 dollari al barile per chiudere il bilancio in pareggio.
Scade anch’esso il 16 aprile 2050 il trentennale di Abu Dhabi. Rialzo della quotazione dell’8% da marzo e rendimento offerto oggi al 3,06%, +113 punti base sul Treasury. Rating alti anche stavolta: AA- per S&P e Aa2 per Moody’s. Ma alla capitale degli Emirati Arabi Uniti serve un Brent a 60 dollari per tenere i conti pubblici in ordine.
Infine, il bond emergente dell’Arabia Saudita. Scadenza 16 gennaio 2050 e rendimento del 3,06%. Quotazione a +10% da marzo. Rating medio-alto: A- per S&P, A per Fitch e A1 per Moody’s. In questo caso, Brent sui 70 dollari per avere conti pubblici in pareggio.