Era il mese di gennaio quando ENI emetteva un bond sostenibile a 5 anni per l’importo di 2 miliardi di euro (ISIN: IT0005521171). La domanda per l’occasione fu altissima: ben 10 miliardi in una settimana. Pensate che la compagnia italiana aveva fissato in un massimo di tre settimane il periodo di collocamento. Scadenza 10 febbraio 2028, l’obbligazione offre una cedola lorda annua del 4,30%. Nell’ultimo anno d’investimento, potrà salire al 4,80% per il caso in cui almeno uno dei due obiettivi di sostenibilità ambientale non fosse centrato.
Il lotto minimo per il bond ENI fu fissato in 2.000 euro, pari a 2 obbligazioni da 1.000 euro ciascuna. L’emissione avvenne alla pari con data di godimento del 10 febbraio. Ciò significa che il titolo inizia a fruttare interessi a partire da quel giorno. Oggi, sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana la quotazione si aggira in area 103. Dunque, in tre mesi i sottoscrittori hanno maturato un guadagno virtuale del 3% lordo. E non è tutto. Nel frattempo, hanno anche goduto del rateo attivo della cedola di questi quasi tre mesi esatti dalla data di godimento. Fa circa un altro 0,75% lordo.
Dunque, tra quotazione e cedola il bond ENI ha fruttato circa il 3,75% lordo ai sottoscrittori. Al netto dell’imposizione fiscale del 26%, da poco meno del 3%, qualcosa come il 2,95%. In questo frangente, l’indice dei prezzi al consumo in Italia si è mosso di circa un quarto di punto percentuale. In altre parole, il guadagno netto reale è stato sinora del 2,70%. Per niente male.
Bond ENI non più a premio sui BTp
Ai prezzi attuali, il bond ENI offre un rendimento lordo appena superiore al 3,60%. Il BTp a 5 anni offre intorno al 3,65%. In altre parole, non solo non vi è più alcun premio, ma lo spread risulta essere negativo.
L’evoluzione è stata evidentemente più positiva rispetto al trend registrato dal titolo di stato corrispondente. Ad oggi, la scommessa degli investitori si sta rivelando positiva. Certo, prestissimo per fare un resoconto. Da qui alla scadenza le condizioni di mercato possono cambiare, infliggendo finanche perdite a chi volesse rivendere il bond ENI prima. Ma per i sottoscrittori cassettisti c’è la certezza che porteranno a casa un rendimento medio annuo più alto dei BTp a 5 anni a gennaio. E il rischio di credito effettivo risulta essere sostanzialmente simile.