Parla di “svolta positiva” il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha partecipato al vertice di Varsavia insieme ai colleghi di Francia, Germania, Polonia, Spagna e Regno Unito in quello che viene definito il formato di Weimar allargato. I sei grandi stati del continente, cinque dei quali appartenenti all’Unione Europea, hanno ribadito il loro sostegno politico, militare e finanziario all’Ucraina. Si sono impegnati a trattare solamente con essa e al fianco dei partner americani, europei e del G7 per arrivare a una “pace giusta” con la Russia. E, ad eccezione del Regno Unito (non più membro UE dal 2020), hanno aperto ufficialmente all’emissione di bond europei per la difesa.
Aumento spese militari al 2% del Pil
L’obiettivo resta di tendere ad una spesa militare al 2% del Pil, ottemperando a un target fissato dalla Nato nel 2014 e rimasto ad oggi inattuato. La prossima amministrazione Trump spingerà molto su questo punto, intenzionata a ridurre il suo contributo nell’ambito dell’Alleanza Atlantica. I singoli governi hanno perlopiù scarse disponibilità di bilancio per rispondere positivamente a tale sollecitazione. Per questo è dall’invasione russa dell’Ucraina che si discute di emettere bond europei per la difesa.
L’apertura di Varsavia è importante, ma siamo agli inizi di un lungo processo decisionale. Ad oggi i più restii al debito comune sono stati i governi del Nord Europa. Tuttavia, essi sarebbero tra i principali beneficiari dell’aumento delle spese militari. Trovandosi a ridosso o nelle vicinanze del confine russo, rischiano più di tutti nel caso di uno scontro diretto con Mosca. I bond europei per la difesa fungerebbero da deterrente per Vladimir Putin, segnalandogli che il riarmo nell’Unione Europea non sia più soltanto un’ambizione teorica.
Bond europei per la difesa salto di qualità
Nulla sappiamo ancora di come funzionerebbero questi eventuali, nuovi strumenti finanziari. Essi servirebbero di certo per raccogliere capitali sul mercato a tassi relativamente bassi. Quanto al loro impiego sarebbe tutto da vedere. Chi li spenderebbe? E in base a quali criteri? Come avverrebbe la loro distribuzione tra gli stati comunitari? Molte domande a cui una risposta non arriverà presto. I bond europei per la difesa sarebbero un salto di qualità per Bruxelles, tra le righe invocato stamane dalla stessa Christine Lagarde, numero uno della Banca Centrale Europea, sul punto in perfetta sintonia con il suo predecessore Mario Draghi.