La sorpresa c’è stata, ma non s’è vista sui mercati. Ieri, la Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato di avere alzato i tassi d’interesse dello 0,50%, il doppio di quanto previsto da analisti e investitori alla vigilia. Malgrado le forti tensioni finanziarie legate ai crac di due banche americane e alla vicenda Credit Suisse, Francoforte non ha indietreggiato rispetto alle sue posizioni di febbraio. Le ha mantenute in previsione di “un’inflazione troppo alta per un periodo prolungato”. Ciononostante, i bond dell’Eurozona non hanno risentito negativamente della notizia.
Adesso, cerchiamo di capire le ragioni alla base di questa reazione, tutto sommato, tranquilla. Partiamo dal comunicato ufficiale post-board. La BCE si è detta pronta ad intervenire per tutelare la stabilità dei prezzi e “la stabilità finanziaria” nell’area. L’istituto ha rimarcato come il sistema bancario nell’Eurozona sia solido. Qualora ve ne fosse bisogno, Francoforte disporrebbe degli strumenti necessari a preservare la trasmissione ordinata della politica monetaria.
In soldoni, la BCE ha ribadito il suo impegno contro eventuali attacchi speculativi. Ed è sottinteso che ciò passerebbe eventualmente anche attraverso l’utilizzo dello scudo anti-spread varato nel luglio scorso, pur successivamente agli strumenti ordinari già previsti come il riacquisto dei bond con il PEPP. Ma questa non è la ragione principale per cui i bond nell’Eurozona hanno tenuto botta. Scompare nel comunicato il riferimento all’aumento “significativo” dei tassi d’interesse nei board successivi e in territorio “sufficientemente restrittivo”.
Bond Eurozona favoriti da cambio di approccio sui tassi
Al contrario, l’approccio per il futuro diventa “data dependent”, cioè legato all’andamento dei dati macro. E se a febbraio i rischi per l’economia erano percepiti “più equilibrati”, adesso sono intravisti “al ribasso”.
Infine, Lagarde si è appellata ancora una volta ai governi perché pongano fine, ove possibile, ai sostegni all’economia contro il caro bollette. Questi dovranno essere più che mai “mirati, temporanei e limitati”, onde favorire un calo dei consumi di energia e, quindi, anche dei prezzi e dell’inflazione. Il rischio, ha ribadito il governatore ancora una volta, sarebbe altrimenti che la BCE debba compiere maggiori sforzi per tendere al target d’inflazione.
Al termine della conferenza stampa, il BTp a 10 anni scendeva in area 4,05% e lo spread con il Bund verso 190 punti. In rialzo anche le borse europee, che ieri hanno vissuto una seduta altalenante. Insomma, il mood emerso dal board della BCE è stato complessivamente positivo per i bond dell’Eurozona. A Francoforte hanno chiaro che si pone un problema di liquidità per le banche. E per il momento non è passato l’appello della Bundesbank ad accelerare il taglio dei riacquisti dei bond acquistati con il Quantitative Easing. Resta fissato a 15 miliardi di euro al mese fino a giugno. Dopo si vedrà.