Una settimana orribile per la società di costruzioni cinese Evergrande, i cui bond e azioni sono precipitati sul mercato a livelli ancora più infimi. Lunedì, l’emittente aveva rassicurato gli obbligazionisti circa le voci su un possibile default, definendole “destituite di ogni fondamento”. Il giorno seguente, però, ha dovuto ammettere di non avere compiuto progressi sul fronte della vendita di asset con cui cercare di tamponare la crisi di liquidità in corso. E’ arrivata a segnalare il rischio di default come conseguenza della mancanza di acquirenti.
Per tutta risposta, i bond Evergrande sono collassati a prezzi che oramai viaggiano tra 25 e 30 centesimi di dollaro lungo le scadenze. Le azioni ieri avevano chiuso a -80% dall’inizio dell’anno. La società è esposta per circa 300 miliardi di dollari. Oltretutto, è accusata dagli analisti di possedere una cattiva governance. Il mix tra i due fattori avrebbe funto da detonatore per la sua condizione finanziaria.
Bond Evergrande e disciplina di mercato
E così il bond Evergrande con scadenza aprile 2022 e cedola 9,5%, la cui quotazione è scesa a soli 22 centesimi e poco più, sfiora il rendimento del 1.300%. La scadenza di giugno 2023, invece, scende a un più pacato (si fa per dire) 200%. E se estendiamo lo sguardo al bond giugno 2025, il rendimento si attesta al 75%. In ogni caso, parliamo di numeri compatibili con uno scenario atteso di forte stress finanziario.
Di fatti, il mercato starebbe scontando un pesante “haircut”, finanche nell’ordine del 75%. Del resto, le stesse autorità finanziarie di Pechino hanno voluto segnalare i rischi con la chiusura dei rubinetti della liquidità a Evergrande. Esse mirano a imporre al mercato la disciplina, ma senza minacciarne la stabilità. Si tratterà con ogni probabilità di un default pilotato.