Che ne direste di un bond francese, ma denominato in sterline inglesi e più remunerativo delle obbligazioni di pari scadenza emesse dal governo di Sua Maestà? E tutto questo, assumendosi un rischio teorico bassissimo, per non dire effettivamente nullo. In questi giorni, la società che gestisce le ferrovie in Francia, SNCF, ha emesso obbligazioni per 300 milioni di sterline e con scadenza 28 dicembre 2026 (ISIN: FR0014003OF8). Il taglio minimo è stato fissato in 100 mila sterline, aumentabile di 100 mila. Stiamo parlando di un’operazione sostanzialmente rivolta ai grossi investitori.
Buona la cedola: 0,875%. Pertanto, il rendimento esitato è stato di 50 punti base (+0,50%) rispetto al Gilt di pari durata. I Gilt sono i titoli di stato britannici, che sui 5 anni attualmente offrono un rendimento dello 0,37%. A conti fatti, stiamo parlando di un investimento relativamente sicuro sul fronte dell’emittente, tant’è che il rating per S&P è AA-. Del resto, si tratta di una società di proprietà dello stato francese, a sua volta un emittente AA/Aa2.
Il bond francese in sterline si mostra interessante e al contempo un minimo rischioso per le sue implicazioni riguardo il tasso di cambio. L’obbligazionista si espone alle variazioni della sterlina contro l’euro. Nel caso in cui questa si apprezzasse, il capitale investito e le cedole corrisposte fino alla scadenza si rivaluterebbero. Nel caso in cui si deprezzasse, il capitale e le cedole si deprezzerebbero. A questo punto, se la sterlina contro l’euro alla scadenza si sarà deprezzata di quasi il 5%, il rendimento fino ad allora offerto sarà stato interamente azzerato. Se si deprezzasse di oltre il 5%, il rendimento effettivo diverrebbe negativo. In sostanza, il capitale sarà stato intaccato e l’obbligazionista incorrerebbe in perdite.
Fattori Covid e Brexit sul bond francese
Determinante sarà l’evoluzione dell’economia britannica dopo il Covid e fuori dall’Unione Europea.
D’altra parte, il bond francese in sterline ci esporrebbe al rischio Brexit. La pandemia ha celato le criticità che sussistono nelle relazioni commerciali tra Regno Unito e UE. Basti pensare allo scontro tra Londra e Parigi sulla pesca, con le rispettive marine militari schierate nelle acque dell’isola di Jersey. Per quanto parte delle tensioni sembrano essere rientrate, non sfugga che siano destinate a riacutizzarsi con il ritorno alla normalità post-Covid. E fungerebbero da freno per l’apprezzamento della sterlina.