Il Ghana è una delle economie emergenti andata in default durante la pandemia. Ha dovuto alzare bandiera bianca alla fine del 2022, mentre agli inizi soltanto dell’anno precedente stupiva i mercati con l’emissione del primo bond zero coupon al mondo con rating “spazzatura”. Si trattò di una scadenza quadriennale, chiaramente venduta a forte sconto. I bond del Ghana oggetto di rinegoziazione con i creditori esteri ammontano a circa 30 miliardi di dollari. Lo scorso mese, il Fondo Monetario Internazionale ha negato il suo assenso a un accordo tra le parti su debiti per 13 miliardi, sostenendo che i privati debbano sopportate perdite simili a quelle accusate dai creditori pubblici con la ristrutturazione di 5,4 miliardi di gennaio.
Legge anti-gay all’esame della Corte Suprema
Adesso, un altro colpo al processo può arrivare da un altro organismo internazionale: la Banca Mondiale. La lotta alla povertà è l’obiettivo principale dell’istituto, la cui nascita risale agli accordi di Bretton Woods del 1944 tra Stati Uniti e alleati occidentali. Per prassi, risulta sempre guidato da un funzionario americano. Il sostegno ad Accra rischia di venire meno dopo che nelle scorse settimane il Parlamento ha approvato una legge anti-Lgbtq. Coloro che si dichiarino omosessuali, saranno puniti con il carcere. Stessa sorte spetterà a familiari, colleghi di lavoro e insegnanti che non si attivassero per denunciarli. La Corte Suprema ha iniziato questo mercoledì a valutare la legge.
Questa legge è considerata la più dura contro gli omosessuali in tutta l’Africa, continente in cui la violazione anche dei diritti umani più fondamentali è frequente. La Banca Mondiale si è impegnata a combattere le discriminazioni, per cui potrebbe cessare di aiutare il Ghana nel suo processo di rinegoziazione dei bond e di contrasto alla povertà. La scadenza 18 gennaio 2025 con cedola 8,125% (ISIN: XS1108847531) si è stabilizzata sotto i 50 centesimi, dopo essere salita fino a oltre 52,50 centesimi un mese fa.
Bond Ghana a rischio reputazionale per i fondi ESG
Ma il processo di rinegoziazione è solo il primo step a mostrarsi a rischio. Anche se l’FMI desse seguito allo stanziamento di 3 miliardi e l’accordo sui bond del Ghana con i creditori si trovasse, resterebbe il dilemma per i fondi d’investimento ESG se escludere o includere tali titoli nei loro portafogli. Investire in un Paese con leggi così apertamente omofobe sarebbe percepito assai negativamente dal mercato più sensibile alle istanze umanitarie, oltretutto si rivelerebbe in forte contrasto con i propri impegni ufficiali. In altre parole, questo mercato sovrano rischia di trasformarsi presto in un paria dal quale tenersi alla larga. E a questo punto, qualsiasi cosa decidesse la Corte Suprema potrebbe non avere tanta importanza. Il danno reputazione c’è già tutto.