Si torna a votare in Grecia, a distanza di poco più di un mese dalle elezioni politiche. Il ricorso alle urne si è reso necessario dopo che nessun partito ha conquistato la maggioranza del Parlamento. Nuova Democrazia del premier Kyriakos Mitsotakis ha trionfato con oltre il 40% dei consensi, surclassando Syriza di Alexis Tripras, fermatosi al 20%. Stando ai sondaggi, il centro-destra otterrebbe un incremento dei consensi e la sinistra arretrerebbe. Stavolta, però, entrerebbe in vigore la nuova legge elettorale che ripristina il premio di maggioranza, pur rivisitato rispetto a quello in vigore fino a un mese fa.
Verso upgrade rating
In settimana, Atene aveva emesso una nuova tranche del bond con scadenza 30 gennaio 2042 e cedola 4,20%, spuntando un rendimento del 3,99%, pur in risalita dal 3,56% di maggio. C’è grande fermento attorno ai titoli di stato ellenici. Con la vittoria probabilissima di Mitsotakis arriverebbe la fine dell’era Tsipras, che tanto fece tremare i mercati finanziari negli anni passati. La Grecia fu ad un passo dall’uscire dall’euro nell’agosto del 2015. L’allora premier si convinse ad accettare il terzo bailout internazionale in cinque anni con annesse condizioni. Di lì iniziò tutta un’altra storia.
L’attesa riguarda principalmente l’upgrade di una o più agenzie di rating al livello “investment grade”. Se i giudizi sui bond della Grecia miglioreranno, i fondi d’investimento potranno tornare ad inserirli in portafoglio. E lo stesso farebbe la Banca Centrale Europea (BCE). Secondo Goldman Sachs, nei prossimi anni il rapporto debito/PIL del paese scenderebbe al ritmo del 10% all’anno. Già nel 2026 si porterebbe sotto i livelli italiani. Ecco perché siamo arrivati all’apparente paradosso di rendimenti dei BTp superiori a quelli dei bond della Grecia.
Bond Grecia scontano default improbabile
C’è da tenere conto, però, che questo miglioramento fiscale si deve al fatto che in tre quarti del debito pubblico ellenico siano in mano ai creditori pubblici europei e non pagano interessi. Ma questo agli investitori importa poco, anzi sarebbe garanzia di un rischio default remoto a carico del mercato per il caso in cui esplodesse una nuova crisi fiscale. Con l’“haircut” del 2012, i creditori privati credono di avere già dato e che non saranno loro imposte ulteriori perdite, succeda quel che succeda.
L’euforia pre-elettorale è forse esagerata, ma alimenta un clima di ottimismo che aiuta ancora di più il premier uscente. Milioni di greci sono desiderosi di tornare alla normalità, non certo di ingaggiare battaglie contro i mulini al vento. Vogliono mettersi alle spalle un lunghissimo decennio di crac economico e finanziario, che ha incenerito il PIL e diffuso la povertà. Tsipras aveva venduto loro l’illusione di un’alternativa che non c’è stata e che, anzi, non è stata neppure tentata. Errore imperdonabile, che paga adesso con una sua probabile definitiva uscita di scena dalla politica.