Bond indicizzati all’inflazione, ecco perché possono fare la differenza

I bond indicizzati all'inflazione non hanno offerto soddisfazioni a chi è entrato sul mercato di recente. Vediamo cosa può accadere.
2 anni fa
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BTp indicizzati all'inflazione europea
BTp indicizzati all'inflazione europea © Licenza Creative Commons

Il 2022 è stato un brusco risveglio per i mercati finanziari, abituati sin dal 2008 a prendere denaro in prestito sottocosto e ad investirlo in asset azionari e obbligazionari dai prezzi sempre in crescita. Il ritorno dell’inflazione ha scompaginato i piani di “normalizzazione” dopo la pandemia. Per il mercato dei bond si è trattato del periodo peggiore di sempre e persino i bond indicizzati all’inflazione non hanno beneficiato di alcun trend favorevole. Prendiamo come esempio il BTp Italia 2027, un titolo di stato con cedola e capitale legati all’andamento dell’indice FOI dell’ISTAT.

Iniziava l’anno a una quotazione di 107 e venerdì stava sotto 97 centesimi. A conti fatti, chi è entrato su questo particolare mercato in questi mesi, in scia ai timori sull’inflazione, non ha visto apprezzarsi gli asset in portafoglio.

Cos’è cambiato con la discesa in campo di Londra

Ciò è accaduto per il fatto che i bond indicizzati all’inflazione siano dipendenti dalle aspettative future. Ad oggi, queste appaiono ancorate al target BCE del 2% per il medio-lungo periodo. In altre parole, il mercato non sconta una reflazione elevata e duratura. Si aspetta che la BCE alzi i tassi d’interesse al punto da riuscire a riportare la stabilità dei prezzi nell’Eurozona.

Tuttavia, i bond indicizzati potrebbero avere chance di successo dopo quanto accaduto a Londra la settimana scorsa. La Banca d’Inghilterra è scesa in campo in difesa dei Gilt, travolti dalle vendite sui timori per l’eccessiva crescita del debito pubblico britannico. Può sembrare un caso isolato, ma non è così. Anche l’Eurozona si trova stretta tra la necessità di combattere l’inflazione alzando i tassi e quella di consentire ai governi di aiutare famiglie e imprese contro il caro bollette. Non è possibile per la politica monetaria centrare entrambi gli obiettivi. O i tassi BCE salgono per fermare l’inflazione o restano invariati/scendono per aiutare l’economia.

Bond indicizzati appetibili con scenario avverso

E’ possibile che, dopo un qualche altro rialzo a ottobre e magari a dicembre, ad un certo punto la BCE debba alzare bandiera bianca sull’esempio della Banca d’Inghilterra. Ed ecco che le aspettative d’inflazione inizierebbero a “surriscaldarsi” per il semplice motivo che la politica monetaria seguita risulterebbe inadeguata a fermare la corsa dei prezzi. Ciò spingerebbe i prezzi dei bond indicizzati, mentre deprimerebbe quelli dei bond con cedola fissa. I rendimenti dei primi scenderebbero, quelli dei secondi aumenterebbero. Lo spread tra i due fornirebbe proprio il tasso d’inflazione attesa su ciascun orizzonte temporale. In conclusione, il mercato ha scontato fino ad oggi una BCE moderatamente in versione “falco” e potrebbe ritrovarsene una più “colomba” del previsto.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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