Bond Indonesia al capolinea o le paure sulla banca centrale rientreranno?

Mercato contrariato da una legge al vaglio del Parlamento di Giacarta, che rischia di comprimere l'autonomia della banca centrale.
4 anni fa
1 minuto di lettura

L’Indonesia ha imposto nuove misure restrittive parziali contro il Covid e le prospettive per la sua economia tendono così a peggiorare. Ad ogni modo, il suo mercato obbligazionario sovrano ha registrato una performance positiva, tant’è che il rendimento del bond a 10 anni è sceso sotto il 7%, un livello relativamente elevato nel confronto internazionale, non per gli standard domestici.

Bond su e cambio giù, così l’Indonesia attraversa la crisi della pandemia

La scorsa settimana, il governatore della banca centrale, Perry Warjiyo, ha lasciato i tassi invariati al 4% e ha rivendicato l’indipendenza dell’istituto da lui guidato dal potere politico.

Il riferimento è alla proposta di legge sottoposta al vaglio del Parlamento, secondo la quale il Ministero delle Finanze incrementerebbe i suoi poteri in materia di controllo dell’istituto.

Il mercato ha iniziato a segnalare un certo nervosismo sul tema, temendo che Giacarta finisca per fare la fine della Turchia, dove l’assoggettamento di fatto della politica monetaria ai desiderata del governo sta destabilizzando da tempo i prezzi interni e il tasso di cambio, con ripercussioni molte negative sui bond sovrani.

L’Indonesia non è la Turchia

Qui, tuttavia, sarebbe troppo presto per giungere a simili considerazioni. I tassi reali sono nettamente positivi (+2,70%), dato che l’inflazione risulta scesa all’1,32%. La banca centrale ha già acquistato direttamente dal governo 98 mila miliardi di rupie in bond, circa 5,7 miliardi di euro dei 23 miliardi programmati, un modo per contribuire alla risoluzione della crisi economica provocata dalla pandemia. Fino all’anno prossimo, si tiene pronta ad intervenire all’occorrenza.

Per l’Indonesia, conservare la fiducia degli investitori esteri è importante. Il cambio contro il dollaro quest’anno se l’è cavato con un -5,5%, non così male rispetto all’andamento di altre valute emergenti. Soprattutto, serve per tenere elevata la domanda all’atto del collocamento dei bond sovrani, le cui emissioni saranno copiose anche nei prossimi mesi per la necessità dello stato di incrementare l’indebitamento a sostegno dell’economia e per fronteggiare il calo delle entrate fiscali.

Dalla sua, il paese ha un debito pubblico sotto il 30% del pil, basso rispetto ai rating di cui gode: BBB per S&P e Fitch, Baa2 per Moody’s. Il problema per i prossimi mesi saranno le tensioni attorno all’iter di approvazione della legge. Se dovessero prendere il sopravvento con il passare delle settimane, il rally di questi mesi per l’obbligazionario indonesiano si potrà considerare concluso, almeno per questa fase; se, al contrario, si registreranno passi indietro della politica o annacquamenti della proposta, così da rassicurare i mercati, sarà dirimente il contesto globale. E rendimenti a lungo termine al 7%, confrontati con quelli vigenti altrove, continuerebbero ad allettare.

Bond Indonesia, 5 motivi per investire in questo promettente mercato emergente

[email protected] 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

risparmiare bolletta elettrica
Articolo precedente

Stand-by elettrodomestici uguale a spreco in bolletta: pesa fino a 90 euro in bolletta all’anno

Articolo seguente

Riciclaggio denaro sporco e rischio “doom loop”, ecco spiegato il crollo delle banche in borsa