L’agenzia di rating S&P ha annunciato nella serata di ieri di avere declassato di un gradino i bond sovrani di Israele da AA- ad A+. Essa si aspetta che il deficit fiscale salga all’8% del Pil quest’anno, in conseguenza delle tensioni geopolitiche nel Medio Oriente. Tra i principali rischi per la tenuta del debito pubblico dello stato ebraico, il confronto militare con Hamas, con le milizie libanesi di Hezbollah e, soprattutto, un’escalation con l’Iran.
Prezzi in calo sulle tensioni in Medio Oriente
L’altissima tensione sta colpendo i bond di Israele sul mercato secondario. La scadenza in euro del 18 gennaio 2027 con cedola 1,50% (ISIN: XS1551294256) è scesa in poche sedute da 93,40 ad un minimo di 92,40 centesimi, risalendo a 92,60. Offre attualmente un rendimento lordo del 4,46%. E cosa dire della scadenza a 100 anni in dollari del 3 aprile 2120? Emessa in piena pandemia, offre una cedola del 4,50% (ISIN: US46513JB593). Dai quasi 75 centesimi del 28 marzo scorso, oggi quota a 66,60 centesimi.
In questo secondo caso, la cedola lorda effettiva è salita a un buon 6,76%. Numeri che dovrebbero attirare capitali, i quali stanno restando alla finestra proprio a seguito delle tensioni nell’area. Per quanto la guerra in corso con Hamas nella Striscia di Gaza e il confronto ormai diretto con l’Iran stiano impattando negativamente sulle finanze statali, i bond di Israele in valute straniere continuano ad apparire relativamente sicuri. Lo segnalano le riserve valutarie, salite di una quindicina di miliardi di dollari dall’attacco terroristico del 7 ottobre scorso.
Rischio di credito basso per bond di Israele
Le partite correnti esitano saldi positivi, per cui la valuta straniera tende ad affluire nello stato ebraico. Ciò riduce il rischio di insolvenza.