A maggio l’inflazione in Turchia è salita al 75,45% e la banca centrale ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse al 50%, prevedendone il calo al 38% per fine anno (dal 36% precedente), al 14% nel 2025 e al 9% nel 2026. Nel frattempo i bond in lire turche offrono rendimenti di lungo periodo superiori al 28%, mentre sul tratto breve della curva superano finanche il 45%. L’inversione della curva è quel fenomeno che si ha quando i rendimenti a lungo risultano più bassi dei rendimenti a brevi.
Svolta di Erdogan dopo rielezione
La svolta in politica economica c’è stata un anno fa. Il presidente Recep Tayyip Erdogan veniva rieletto per un secondo mandato a seguito del ballottaggio di fine maggio. Nominava subito dopo come governatore Hafize Gaye Erkan e ministro delle Finanze Mehmet Simsek. La politica monetaria e fiscale venivano ricondotte progressivamente nell’alveo dell’ortodossia con aumenti dei tassi di interesse dall’8,50% al 50%, svalutazione del cambio e dall’altro lato con misure di risparmio di spesa per risanare i conti pubblici.
Si potrebbe eccepire che i risultati non si stiano vedendo, tant’è che l’inflazione è salita ai massimi da inizi anni Duemila, ai tempi della crisi finanziaria che travolse l’Anatolia. In realtà, i frutti dovrebbero essere raccolti a breve. Dall’apice di questi mesi dovremmo assistere a una fase di disinflazione, che a sua volta sarà accompagnata da un calo prudente dei tassi e da un rallentamento nel ritmo di deprezzamento della lira contro il dollaro Usa. I CDS a 5 anni, che segnalano il rischio di default per i bond in lire turche, sono scesi sotto 260 punti base dai quasi 700 di metà maggio 2023.
Investire a breve o lungo
Se inflazione e tassi scenderanno, lo stesso faranno i rendimenti. Su quale tratto della curva dei bond in lire turche puntare? Il tratto a lungo termine esiterebbe le maggiori soddisfazioni in uno scenario di disinflazione. I prezzi si muoverebbero velocemente al rialzo. Il rischio principale consisterebbe nel portare i titoli alla scadenza. Poiché nel medio-lungo termine il cambio può tirare brutti scherzi, meglio restare prudenti. Si può sempre disinvestire, ovvio. Il problema è che negli anni recenti Ankara ha imposto rigidi controlli alla circolazione dei capitali, riducendone la mobilità nelle fasi critiche. Pertanto, state accorti.
Il tratto a breve termine dei bond in lire turche risulterebbe meno gratificante, ma probabilmente più sicuro. Il rischio di cambio si riduce e si avrebbe la possibilità di attendere finanche le scadenze senza l’assillo di rivendere per realizzare i guadagni. Tra l’altro, se l’orizzonte di riferimento fosse molto corto, il cambio potrebbe non pesare negativamente sull’investimento. I prossimi mesi vedranno verosimilmente la bilancia dei pagamenti migliorare per effetto della stagione turistica. Eventuali sobbalzi dei prezzi obbligazionari sarebbero solo in parte o affatto compensati dal deprezzamento valutario.
Bond lire turche esposte al rischio geopolitico
Il fattore geopolitico, tuttavia, non va sottovalutato. I bond in lire turche sono pur sempre investimenti in asset emergenti, esposti alle dinamiche complesse delle tensioni tra Occidente e Asia, nonché nel Medio Oriente. Infine, Erdogan si è rivelato un leader imprevedibile e, per certi versi, erratico. Il suo opportunismo geopolitico è arcinoto. Oggi come oggi, comunque, con le prossime elezioni in programma nel lontano 2028 e le amministrative (perse) alle spalle, difficile immaginare che, dopo tanti sacrifici patiti dalla popolazione, rimetta in discussione il suo team economico per tornare ai vecchi vizi.