E’ rimasta solo S&P a tenere il rating del Marocco in area “investment grade”. A ottobre, l’agenzia Fitch lo ha declassato da BBB- a BB+, allineandosi al giudizio di Moody’s, Ba1. L’economia nordafricana sta risentendo negativamente della pandemia, come del resto tutto il mondo. Ciò non ha impedito a Rabat di emettere oggi obbligazioni in dollari per complessivi 3 miliardi. L’importo in sé è stato significativo per un paese con un PIL di appena 120 miliardi. Tre le tranches: a 7, 12 e 30 anni.
Dicevamo, il Marocco sta accusando un duro colpo a causa del Covid-19. La sua economia dovrebbe flettere quest’anno del 7%, mentre il deficit è atteso in salita al 7,8% dal 4,1% dello scorso anno. Lievita anche il debito pubblico, stimato dalla banca centrale a oltre il 76% a fine 2020 dal 65% del 2019. Il paese ha appena ottenuto un prestito di 400 milioni dalla Banca Mondiale, come premio per gli sforzi compiuti sul piano delle riforme e per lenire le difficoltà delle famiglie più povere.
Non è la prima volta che il Marocco si rivolge ai mercati internazionali negli ultimi mesi. A settembre, ha emesso un bond in euro in due tranche a 5,5 e 10 anni per un importo complessivo di 1 miliardo. Peraltro, il decennale con scadenza 30 settembre 2030 e cedola 2% (ISIN: XS2239829216) ha guadagnato qualcosa in questi due mesi e mezzo circa, salendo a quasi 101 e offrendo oggi un rendimento dell’1,89%.
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E’ evidente che il governo marocchino stia potendosi indebitare a costi così bassi, in quanto beneficia del trend globale al rialzo per il mercato obbligazionario.
Queste obbligazioni potranno regalare soddisfazioni con la ripresa dell’economia post-Covid. Il Marocco è una meta turistica importante nel Mediterraneo e quando i flussi saranno riattivati, ad allarme pandemico cessato, beneficerà del ritorno di milioni di presenze straniere. A differenza di gran parte delle altre mete nel Nord Africa, poi, il paese non mostra problemi geopolitici, inserito stabilmente nel sistema delle alleanze occidentali e ricavandone una forte instabilità anche interna. Certo, per un investitore dell’Eurozona le emissioni di oggi presentano un rischio di cambio non indifferente, a causa dell’atteso deprezzamento del dollaro contro l’euro per i prossimi anni. E proprio la ripresa globale, se da un lato favorirebbe i prezzi, dall’altro colpirebbe la divisa americana, che da “safe asset” tende a rafforzarsi in tempi bui.
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