Mentre l’attenzione dei mercati si concentrava sulla Banca Centrale Europea (BCE) nella giornata di ieri, anche Norges Bank alzava i tassi d’interesse e della stessa entità e portandoli al 3,25%. Il governatore Ida Wolden Bache non ha potuto fare diversamente con un’inflazione ad aprile al 6,5%, nettamente superiore al target del 2%. La mossa è servita, in particolare, ad arrestare la crisi della corona norvegese. E’ la valuta con il peggiore andamento quest’anno tra quelle del G10. Su base annua, perde ben il 17% contro l’euro.
Fatto sta che i bond norvegesi potrebbero diventare un’opportunità d’investimento in questa fase. I rendimenti sono abbastanza buoni se teniamo conto che parliamo di titoli di stato con rating tripla A. Il decennale, ad esempio, offre più del 3,10%, circa 85 punti base o 0,85% sopra il Bund di pari durata. Il debito pubblico della Norvegia scendeva al 37,4% del PIL l’anno scorso. Grazie alle vendite a prezzi particolarmente elevati di petrolio e gas, lo stato scandinavo registrava un maxi-avanzo fiscale al 26% del PIL. Tenete conto che negli ultimi dieci anni il bilancio ha chiuso in deficit solo una volta, cioè nel 2020, anno della pandemia. E lo ha fatto per appena il 2,6% del PIL.
Bond norvegesi appetibili sul tratto medio-breve
Questo per dirvi che i bond norvegesi siano altissimamente affidabili in termini di rischio di credito. A dirla tutta, il debito pubblico norvegese non esiste. Infatti, attualmente Norges Bank gestisce per conto del governo un fondo sovrano di circa 1.250 miliardi di euro e pari ad oltre il 225% del PIL. Da questo punto di vista, siamo in una botte di ferro. Altro che Germania! Ma esiste il rischio di cambio, come abbiamo avuto modo di capire nell’incipit di questo articolo.
E nei giorni scorsi l’istituto ha annunciato anche il taglio degli acquisti di asset in valuta straniera da 1,5 a 1,4 miliardi di corone al giorno. Potrà sempre aumentare tale taglio per sostenere il cambio. Questi è ormai in prossimità dei minimi storici toccati ad inizio pandemia contro l’euro. Dunque, esisterebbero buone probabilità che la corona d’ora in avanti torni a salire contro l’euro. Il condizionale è d’obbligo, perché la Norvegia è un paese esportatore di energia e il suo cambio risente, quindi, delle quotazioni di petrolio e gas. E queste sono precipitate dai massimi toccati nel corso del 2022.
Su quale tratto della curva eventualmente investire? I bond norvegesi più appetibili risulterebbero essere quelli con scadenze medio-brevi. Infatti, a fronte di ulteriori aumenti dei tassi, queste si deprezzerebbero in misura contenuta. Viceversa, le scadenze più lunghe accuserebbero il colpo maggiore, tra l’altro offrendo rendimenti più bassi a causa dell’inversione della curva. C’è un altro problema: parliamo di un mercato poco liquido. La Norvegia ha così poco debito pubblico (lordo) da avere emesso pochi titoli di stato e per poche scadenze. Anche su questo aspetto bisogna stare attenti.