A inizio settimana, la Banca Commerciale di Dubai ha emesso obbligazioni perpetue per 600 milioni di dollari, registrando ordini per 1,4 miliardi. Grazie all’ottimo riscontro sul mercato, il tasso offerto è sceso dal 6,375% inizialmente ipotizzato al 6%. Il titolo è “non callable” per i primi 6 anni, cioè fino all’ottobre del 2026 non potrà essere rimborsato in anticipo. L’emissione è stata curata da Barclays, Citi, Emirates NBD, First Abu Dhabi Bank, Nomura e Standard Chartered. Medio il giudizio delle agenzie di rating: A- per Fitch e Baa1 per Moody’s.
Trattasi di un bond Additional Tier 1, il più rischioso che una banca possa emettere. Nei fatti, il debito (per la banca) è assimilato formalmente al capitale e per due ragioni essenziali: in primis, potrà essere convertito in azioni al verificarsi delle condizioni previste nel contratto, così come le cedole e il capitale potrebbero non essere rimborsati nei casi di stress finanziario; secondariamente, non avendo una scadenza l’emittente non è mai tenuto a rimborsarlo.
Nel caso specifico, il bond della Banca Commerciale di Dubai non potrà essere rimborsato per i primi 6 anni, ma solo successivamente a questo periodo. Questa clausola rappresenta una garanzia per l’investitore, in quanto gli vengono prospettate con certezza entrate annuali nell’ordine del 6% del capitale investito. Dopo il periodo “non callable”, invece, l’investimento sarà esposto ai tassi vigenti sul mercato. In effetti, se tra 6 anni o più in là la banca sarà in grado di rifinanziarsi a tassi più bassi del 6%, essa avrà tutta la convenienza ad emettere un nuovo bond con cedola inferiore e a rimborsare anticipatamente questo, risparmiando sugli interessi.
E le banche iniziano a “tradire” gli obbligazionisti sui bond perpetui
I rischi del bond perpetuo
Le obbligazioni perpetue presentano vari rischi, che è bene tenere presenti all’atto dell’investimento, evitando di farsi trascinare solamente dal livello relativamente elevato delle cedole offerte.
Non è tutto. Non esiste un vero mercato delle obbligazioni perpetue, anche perché le emissioni sono poco frequenti. Per questo, vi accollereste anche un rischio di liquidità, cioè potreste ritrovarvi nella condizione di non riuscire a rivendere in tempi brevi il bond, almeno non ai prezzi desiderati e in linea con quelli teorici del mercato. E c’è anche il rischio di reinvestimento. Poiché il rimborso anticipato potrebbe arrivare in qualsiasi momento, potreste perdere le entrate garantite dall’alta cedola e dover impiegare la liquidità del capitale restituito in assets meno remunerativi. Infine, il cambio. Il titolo è denominato in dollari e, pertanto, vi esporreste alle variazioni della valuta americana contro l’euro.
Bond perpetui o senza scadenza, i rischi per l’obbligazionista