Pedro Castillo ha giurato come nuovo presidente del Perù nella giornata di mercoledì e ha promesso di perseguire l’unità nazionale. Più facile a dirsi che a farsi in un paese lacerato da oltre un mese di riconteggi dei voti per presunti brogli elettorali. Fatto sta che il bond del Perù in dollari a 100 anni è passato in poche sedute da una quotazione di oltre 91 centesimi a una inferiore agli 86. Il calo è stato superiore al 6% in poco più di una settimana, mentre il bilancio per quest’anno è negativo di quasi il 14%.
Eppure, che Castillo sarebbe diventato il nuovo presidente lo si sapeva da almeno un mese. Anche durante i riconteggi chiesti dalla rivale conservatrice Keiko Fujimori, nessuno si era illuso su un esito diverso. A cosa si deve questo tracollo improvviso? Fa certamente paura la matrice marxista del nuovo presidente. Molti tra analisti e investitori temono che Lima faccia la fine di Caracas, data la vicinanza ideologica di Castillo al “chavismo” e al castrismo.
Bond Perù a 100 anni, le ragioni del nuovo tracollo
Ma, ripetiamo, ciò non è una novità. Il bond del Perù a 100 anni in dollari pagherebbe, invece, la fragilità politica del nuovo corso. Lunedì scorso, a capo del Congresso è stata eletta Maria del Carmen Alva, tra l’altro anche con i voti della destra di Fujimori. Perù Libero, la formazione dell’ultra-sinistra di Castillo, detiene appena 37 su 130 seggi. Dunque, il presidente è in netta minoranza e, complice la sua impreparazione politica, il mercato teme un mandato senza un’agenda ben definita e anni di instabilità.
Considerate che l’ultimo “impeachment” nel paese risale all’autunno scorso. E Castillo non possiede neppure quel terzo dei deputati necessario per evitare un simile scenario, qualora lo scontro con il Congresso si facesse duro. Il bond del Perù a 100 anni capta tali timori.