I bond sovrani del Perù stanno reggendo alla crisi politica dei Rolex

I bond del Perù non sembrano risentire più di tanto dell'ennesima crisi politica del paese, stavolta provocata dai Rolex.
8 mesi fa
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Bond del Perù schivano la crisi politica
Bond del Perù schivano la crisi politica © Licenza Creative Commons

Può la vanità affossare una presidenza? Chiedete a Dina Boluarte, capo dello stato peruviano dalla fine del 2022, quando succedette al presidente deposto con una procedura d’impeachment, Pedro Castillo. A Lima essere eletti alla massima carica dello stato non è più motivo di soddisfazione, dato che negli ultimi anni sono finiti tutti in galera con accuse varie di corruzione e sedizione. Può accadere lo stesso all’attuale presidente. Sei ministri si sono già dimessi. Anche se i bond sovrani del Perù segnalano una certa calma sui mercati.

Sarà che si siano assuefatti alle crisi, fatto sta che non si registra ad oggi alcuna caduta dei prezzi.

Caso Rolex minaccia la presidenza Boluarte

Cosa sta succedendo di preciso? La polizia ha fatto irruzione nell’abitazione privata di Boluarte e ha rinvenuto orologi Rolex e gioielli per un valore di circa 500 mila dollari. Troppi per una donna che percepisce appena 3.320 dollari di indennità mensile. La diretta interessata, che in più occasioni pubbliche aveva attirato l’attenzione indossando Rolex anche da 15 mila dollari, sostiene che siano frutto “di una vita di sacrifici”. La sinistra, a cui apparteneva fino all’arrivo alla presidenza, ne chiede le dimissioni. Il centro-destra la difende per opportunismo politico.

Probabile che anche questa legislatura si concluda con un presidente deposto o in fuga. Quasi un cliché in uno dei paesi fino a poco tempo fa tra i più solidi economicamente e stabili dal punto di vista istituzionale in tutta l’America Latina. I bond del Perù in dollari esibiscono una curva dei rendimenti sostanzialmente piatta. Offrono da meno del 5,40% per le scadenze medio-brevi a un massimo del 5,90% per la scadenza a 100 anni. Questa venne emessa nel 2020 con una cedola del 3,23%. A causa del boom dei tassi globali, ancora oggi risulta quasi dimezzata di valore a 55,70 centesimi, pur in ripresa dai minimi dell’ottobre scorso a poco più di 48 centesimi.

Rating alti, spread bassi

Qual è la ragione di tanta resilienza? Se ci pensate, offrendo meno del 5,70%, i bond del Perù a 10 anni in dollari Usa riconoscono un premio nell’ordine dei 130 punti base sul T-bond di pari durata. Questi era arrivato a 200 punti (2%) nell’ottobre scorso, quando i rendimenti salirono sopra il 6,90%. Globalmente furono toccati i livelli massimi da anni. Di lì è seguita una discesa per effetto dell’atteso taglio dei tassi di interesse. Spread bassi sono il segnale del basso rischio percepito dal mercato. In effetti, i bond del Perù hanno rating medio-alti: BBB per S&P e Fitch, Baa1 per Moody’s.

Non poteva essere diversamente con un debito pubblico al 33% del Pil. Lo stesso deficit fiscale, pur superiore alle stime, risultava lo scorso anno al 2,8% del Pil e nel lungo periodo è stimato da Fitch all’1,50%. Lima è esposta per un debito estero complessivo di 105,7 miliardi di dollari, di cui per 11,3 miliardi risulterebbe in scadenza nel breve termine. Tuttavia, possiede riserve valutarie più che sufficienti per fronteggiare i pagamenti: 74,1 miliardi. E vanta una bilancia commerciale in attivo, così come il saldo delle partite correnti. Questo vuol dire che tende ad attirare valuta estera. Tra l’altro, sta potendo permettersi di tagliare i tassi, scesi al 6,25% con un’inflazione al 3%.

Bond Perù a rischio con eventuale svolta radicale

Ma i rischi non vanno sottostimati. I bond del Perù stanno snobbando l’ennesima crisi, incuranti di quanto potrebbe accadere alle prossime elezioni. Nel 2021, vinse un candidato marxista semi-sconosciuto – Castillo, appunto – sintomatico di un profondo malessere in alcuni strati della popolazione meno benestante. Al prossimo giro c’è il rischio che possa vincere un candidato ancora più radicale. I peruviani sono stanchi degli infiniti scandali di corruzione. Le dure proteste contro il governo dello scorso anno ne sono state la prova.

Qualcuno ai lati estremi della sfera politica potrebbe capeggiare questo clima di disgusto. E se arrivasse a minacciare l’ordine fiscale con politiche socialisteggianti, i titoli di stato non rimarrebbero impassibili.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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