Il Perù l’anno scorso diede il via a una trafila di vittorie elettorali della sinistra sudamericana con l’arrivo alla presidenza di Pedro Castillo, maestro di scuola con ideali marxisti. Al momento, il paese è lacerato da conflitti politici che stanno logorando la presidenza. Negli ultimi cinque anni, si sono succeduti ben cinque capi di stato a causa delle accuse di corruzione che li hanno travolti uno dopo l’altro. Lo stesso rischia di accadere a Castillo, oggetto di ben sei pendenze giudiziarie per corruzione e persino di plagio della tesi universitaria.
Poche settimane fa, l’agenzia di rating Fitch ha mutato da “stabile” a “negativo” l’outlook sul debito sovrano del Perù. A marzo S&P aveva declassato il giudizio da BBB+ a BBB. Prima ancora era stata Moody’s a tagliarlo da A3 a Baa1. Ma il Fondo Monetario Internazionale ha escluso per il momento che la crisi politica in corso influenzi l’economia, i cui fondamentali restano “solidi”.
Bond peruviani a rendimenti interessanti
Ieri, migliaia di cittadini hanno manifestato in piazza a Lima per chiedere le dimissioni di Castillo. I bond peruviani in dollari sono chiaramente sotto pressione, ma a guardare i loro numeri non sembra che siano stati colpiti da vendite particolari. Nel 2020, il paese emise un bond a 100 anni con scadenza 28 luglio 2121 e cedola 3,23% (ISIN: US715638DR09). Oggi prezza in area 53,30 centesimi, in rialzo del 9% in meno di un paio di settimane. Il rendimento offerto è del 6,17%, cioè a premio di neppure 200 punti base sul T-bond americano a 30 anni.
Se ci spostassimo sulle scadenze più brevi, il risultato sarebbe analogo. I bond peruviani a 10 anni, sempre in dollari, sfiorano i 70 centesimi e offrono il 6,02% (ISIN: US715638DP43).
Fondamentali macro Perù solidi
D’altra parte il Perù ha chiuso il 2021 con un debito al 36% del PIL e un deficit al 2,55%. E il cambio nell’ultimo anno si è rafforzato del 2,5%, in netta controtendenza rispetto al trend generale sul forex mondiale. Anche l’inflazione risulta essere relativamente sotto controllo, all’8,3% a ottobre. Il paese sudamericano ha una storia di disciplina fiscale che lo rende allettante agli occhi degli investitori istituzionali. Chi volesse diversificare il proprio portafoglio inserendo un asset relativamente sicuro e al contempo più remunerativo della media, farebbe bene a dare un’occhiata ai bond peruviani.
Il rischio di cambio esiste, ma è legato al dollaro. Il rischio di credito teorico non è più alto di quello che le agenzie internazionali assegnano all’Italia. L’instabilità politica resta un problema oggettivo, ma negli ultimi anni il paese ha superato un impeachment dopo l’altro restando con conti pubblici ordinati. In una prospettiva d’indebolimento del dollaro, le quotazioni dei bond peruviani a 100 anni risalirebbero drasticamente. Consentirebbero ai possessori di ottenere plusvalenze finanche elevate, con la speranza che l’effetto cambio non ne azzeri il valore effettivo.