Bond Portogallo e Grecia, occhio al rischio bolla sul mercato

I bond sovrani di Grecia e Portogallo brillano anche rispetto all'Italia con spread più bassi. Il rischio di bolla sul mercato è in agguato.
1 anno fa
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Rischio bolla sul mercato dei bond di Grecia e Portogallo

In Italia lo spread tra BTp e Bund a 10 anni è sceso ai minimi dall’aprile dello scorso anno. Si aggira nelle ultime sedute attorno ai 160 punti base, ma è arrivato a scendere fin sotto 155 punti. Significa che il rendimento decennale italiano offre all’incirca l’1,60% in più all’anno del bond tedesco. In valore assoluto, parliamo oggi di un 4,05% contro il 2,42% del Bund mentre scriviamo. Dal nostro punto di vista stiamo registrando un trend abbastanza positivo per i titoli di stato.

I disinvestimenti tra gli istituzionali stranieri nell’ultimo anno sono stati più che compensati dalla corsa ai BTp tra le famiglie italiane. Ma se allarghiamo lo sguardo all’intera Area Euro, due dati saltano clamorosamente all’occhio: lo spread di Grecia e di Portogallo. I numeri sono tali da indurci alla prudenza per il prossimo futuro. Il rischio che si stia alimentando una bolla sul mercato sovrano di questi due paesi è forte.

Allo stato attuale, i bond decennali del Portogallo hanno spread intorno ai 65 punti o 0,65%. Parliamo di una decina di punti sopra la Francia. In Grecia, lo spread viaggia su livelli doppi, cioè sui 130 punti. Ma anche in questi casi siamo su livelli nettamente inferiori a quelli dell’Italia. Dunque, il rendimento decennale lusitano è poco sopra il 3%, quello ellenico sopra il 3,70%.

Dalla crisi del debito al boom

Grecia e Portogallo, così come l’Irlanda, furono oggetto di salvataggio internazionale da parte della Troika (UE, BCE e FMI) agli inizi del decennio passato. Atene rimase sotto la sorveglianza dei creditori pubblici fino a poco prima del Covid, mentre Lisbona e Dublino riuscirono a riemergere dalla crisi fiscale in pochissimi anni. Grazie anche ad una notevole stabilità politica, il Portogallo è stato in grado di risanare i conti pubblici e abbattere il rapporto tra debito e PIL. Lo scorso anno, sfiorava il pareggio di bilancio e mostrava un debito in discesa al 113,60%, appena sopra i livelli francesi.

La crescita nel quinquennio pre-Covid è stata del 2,6% in media. Già a fine 2022 il PIL segnava un rialzo di oltre il 3% rispetto al 2019, l’anno prima della pandemia. Il boom del turismo negli ultimi anni sta dando una grossa mano all’economia del paese. Ed ecco che i suoi bond vantano rating più alti di quelli assegnati ai BTp (BBB+/BBB+/Baa2). Quelli greci, invece, restano in area “junk” o “spazzatura”, ma presto potrebbero tornare in area “investment grade”.

Anche l’economia in Grecia sta compiendo notevoli passi in avanti, pur restando ben al di sotto i livelli del 2008, prima che esplodesse la pesante crisi finanziaria mondiale che ha scatenato la crisi fiscale nel paese. Dopo il taglio del debito pubblico per 107 miliardi, ancora oggi il rapporto con il PIL supera il 170%. E se è vero che i conti pubblici vanno sostanzialmente bene, lo si deve al fatto che Atene non paga interessi su tre quarti del suo debito, quello nelle mani dei partner europei.

Bolla mercato bond Grecia e Portogallo

Dunque, attenzione a buttarsi a capofitto sui titoli del debito di Grecia e Portogallo. I rispettivi bond sovrani potrebbero essere da tempo finiti in una bolla finanziaria. Se esistono tante ragioni per essere ottimisti, altre ve ne sono per invitare alla prudenza. Ad esempio, la struttura industriale lusitana appare poco robusta per farci intravedere prospettive di crescita rampanti nel lungo termine. I flussi turistici non sono scolpiti sulla pietra e il discorso è analogo per Atene. Non dobbiamo dimenticare, poi, che il PIL pro-capite di Grecia e Portogallo figura in fondo alla classifica dell’Area Euro, attestandosi rispettivamente al 50% e al 60% della media.

Parliamo di economie relativamente deboli, per quanto in indubbia ripresa. Il Portogallo è certamente un esempio positivo su come ripartire dopo essere stati travolti da una crisi del debito.

Resta il fatto che valutare i suoi bond come se fossero quasi sicuri al pari di quelli tedeschi, appare obiettivamente osceno. La Germania è parte del ristretto club con rating tripla A. Ha un debito che viaggia intorno al 65% del PIL e la prima manifattura europea. Spalle molto larghe e una vocazione storica all’austerità fiscale, che rendono i Bund titoli di gran lunga superiori a tutti gli altri per affidabilità. Siamo sicuri che possiamo continuare a comprare bond lusitani a premio di appena lo 0,65%? E non stiamo esagerando anche con gli acquisti di bond ellenici, cioè titoli del debito di un paese fallito?

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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