Ieri, il Portogallo ha compiuto un ulteriore passo verso la costruzione di una nuova immagine per sé stesso. Sul mercato secondario, le sue obbligazioni sovrane a 10 anni hanno offerto per la prima volta rendimenti negativi. Nel corso della seduta, il titolo “benchmark” ha toccato un minimo del -0,009%. E così, anche Lisbona entra nel club degli stati con rendimenti sottozero per una scadenza così lunga. E lo fa prima della Spagna, che a sua volta dovrebbe arrivare prima dell’Italia.
I rendimenti negativi segnalano il ribaltamento dei rapporti tra creditori e debitore: i primi pagano il secondo per prestargli denaro. Siamo ormai abituati da anni a questa anomalia sui mercati finanziari, specie in Europa e Giappone, ma non credevamo fino a poco tempo fa che sarebbe attecchita in un paese come il Portogallo, sottoposto a un piano di assistenza finanziaria della Troika (UE, BCE e FMI) tra il 2011 e il 2014. Com’è possibile che un paese fallito fino a pochi anni fa, adesso sia considerato così solido dagli investitori?
La prima spiegazione ha a che fare con la caccia al rendimento nell’Eurozona. La BCE ha iniettato liquidità senza precedenti nell’area per neutralizzare gli effetti economico-finanziari provocati dalla pandemia. L’estremo allentamento monetario ha spinto i rendimenti “core” in paesi come Germania, Olanda e Francia ancora più in basso, infliggendo perdite più alte agli investitori. Questi si sono messi alla ricerca di “yield” altrove, accettando un rischio maggiore.
Volete un esempio di “droga” sui mercati? Guardate il Portogallo
I punti di forza del Portogallo
OK. E perché il Portogallo sta facendo meglio di Spagna e Italia? L’economia lusitana ha reagito (insperatamente) molto bene alla cura dell’austerità somministratale dal governo conservatore di Pedro Passos-Coelho fino al 2015 ed ereditata dalla coalizione di sinistra di Antonio Costa.
Certo, il debito pubblico di Lisbona resta il più alto dopo Grecia e Italia nell’area, al 118% del PIL nel 2019, ma la traiettoria di discesa prima del Covid appariva nitida. Si consideri che nel 2015 era arrivato al 133%.
Poi, c’è il fattore politico. Già sotto la Troika il Portogallo fu un’eccezione felice per l’Europa, in quanto paese senza grossi conflitti politici e con partiti europeisti ben saldi nei due opposti schieramenti. A dire il vero, quando Costa arrivò al governo cinque anni fa, qualche timore vi fu. La sua maggioranza comprendeva e comprende tutt’ora socialisti, comunisti anti-NATO e anti-UE, Verdi e ultra-sinistra. In teoria, avrebbe dovuto smantellare le riforme del centro-destra, ma nella sostanza non è stato così e, al contrario, il clima con Bruxelles ha continuato ad essere di estrema concordia, tant’è che l’ex ministro delle Finanze, Mario Centeno, è stato presidente dell’Eurogruppo fino allo scorso anno, un omaggio che le istituzioni comunitarie hanno voluto rendere a un membro che si è comportato molto bene in tutti questi anni di euro-scetticismo rampante. E così, ieri il Portogallo ha seminato tutti nel Sud Europa, piantando la bandierina del primo dei PIGS a offrire rendimenti negativi sui 10 anni. A breve, seguirà la Spagna. E prima o poi, salvo inciampi auto-inflitti, sarà il turno dell’Italia. Infine, della Grecia.
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