Di Grecia si parla da mesi sui mercati e la novità consiste nel fatto che i toni siano diventato a dir poco lusinghieri. Se pensiamo che i bond a 10 anni emessi da Atene offrano ormai rendimenti di oltre mezzo punto percentuale in meno dei BTp, capiamo bene il cambio di passo recente. Ma il Portogallo è diventato un caso di scuola positivo da diversi anni. Anch’esso travolto dalla crisi del debito sovrano nel 2011, contrariamente alla Grecia fu capace di uscire dall’assistenza finanziaria della Troika (UE, BCE e FMI) già nel 2014.
Rinascita di Lisbona dopo il crac
In questa fase, i rendimenti decennali lusitani si aggirano intorno al 3,15% contro il 4,05-4,10% dei BTp. Il famoso “spread” con i Bund, che in Italia sfiora i 170 punti base o 1,70%, qui si ferma in area 75 punti o 0,75%, se non più in basso. Com’è stato possibile questo “miracolo”? Stabilità politica e condivisione degli obiettivi tra i vari schieramenti hanno permesso al paese di mettere in atto riforme economiche lungimiranti. I risultati non sono tardati ad arrivare. La crescita del PIL ha accelerato e si è tenuta sopra i livelli medi dell’Area Euro nell’ultimo decennio. Nel frattempo, il bilancio dello stato è stato risanato e l’anno scorso il deficit fiscale valeva appena lo 0,4% del PIL. Il rapporto debito/PIL, che era salito fino al 133% nel 2014, nel 2022 scendeva sotto il 114%.
Ma se oggi i rendimenti dei bond in Portogallo sono inferiori a quelli italiani e sostanzialmente simili ai livelli francesi, non così era stato all’indomani del “bailout”. Agli inizi del 2012, all’apice delle tensioni nell’Area Euro sui debiti sovrani, il decennale lusitano arrivò al 14%.
Affari d’oro in passato con bond Portogallo
Chi ebbe il coraggio di investire in questo bond del Portogallo nel peggiore momento possibile, può vantare in portafoglio un asset con rendimenti stratosferici. Anche negli anni più recenti sono stati possibili affari, pur molto meno eclatanti. Il bond con scadenza 14 aprile 2027 e cedola 4,125% (ISIN: PT0TEUOE0019) si attesta ad una quotazione di quasi 104 oggi, mentre all’emissione si acquistava a 97 centesimi. Il rendimento da allora è stato nell’ordine del 5,35% lordo all’anno.
Gli obbligazionisti entrati sul mercato sovrano lusitano hanno vinto la scommessa. Non era scontato, come segnalavano gli altissimi rendimenti. E questo ci serve per capire che le emozioni prendono spesso il sopravvento anche tra i “freddi” investitori istituzionali. Lo si nota sui BTp con l’aumento dei tassi d’interesse. Inquietudini in parte giustificate, in parte conseguenza della solita litania sul fardello del debito italiano. Ma non c’è stato mai alcun default nel nostro Paese. Acquistare oggi titoli di stato deprezzati può essere in prospettiva un affare.