E’ in corso la seconda giornata del collocamento per il BTp Più 25 febbraio 2033 e le prime indicazioni sembrano suggerire il successo anche di questa emissione. I nuovi bond retail del Tesoro sono stati definiti BTp Valore e prevedono la corresponsione di cedole crescenti fino alla scadenza. Il titolo offerto in questi giorni fa parte di questa famiglia, pur differenziandosene per la novità dell’opzione di rimborso garantita ai sottoscrittori. Non è previsto, invece, il premio fedeltà con il rimborso del capitale.
Costi per contribuenti
Le 4 edizioni tra il giugno del 2023 e il maggio del 2024 hanno raccolto complessivamente appena meno di 65 miliardi di euro.
Un importo rilevante, se si considera che sia uscito dalle sole tasche dei risparmiatori italiani. Fin qui abbiamo celebrato il successo dei bond del Tesoro di natura retail. Esso è stato frutto, in gran parte, delle buone condizioni offerte al mercato. Vediamone i costi dal lato dei contribuenti. Le cedole corrisposte ai possessori, infatti, altro non sono che spesa per interessi che grava sul bilancio dello stato.
Il BTp Valore giugno 2027 (ISIN: IT0005547408) raccolse ordini per 18,19 miliardi con una cedola del 3,25% per i primi 2 anni e del 4% per il terzo e quarto anno. Al netto dell’imposizione fiscale, che si traduce in gettito per lo stato, il costo nel quadriennio sarà di 2,31 miliardi. Il BTp Valore ottobre 2028 (ISIN: IT0005565400), che attrasse 17,19 miliardi, riconosce il 4,10% per i primi 3 anni e il 4,50% per il quarto e quinto. Costo netto per lo stato nel quinquennio fino alla scadenza: 3,20 miliardi.
Il BTp Valore marzo 2030 segnò il record di ordini per un bond retail del Tesoro con 18,32 miliardi (ISIN: IT0005583486).
In questo caso, cedola del 3,25% per il primo triennio e del 4% per il secondo triennio. Costo di 3,49 miliardi. Infine, BTp Valore maggio 2030 (ISIN: IT0005594483) riscosse ordini per 11,226 miliardi offrendo cedola del 3,35% per i primi 3 anni e del 3,90% dal quarto anno in avanti. Costo complessivo: 2,14 miliardi. In totale, le 4 emissioni peseranno sui contribuenti italiani per oltre 11 miliardi, qualcosa come il 17,2% del capitale emesso, la cui durata media ponderata iniziale risulta di 5,17 anni. In sostanza, un tasso medio annuo netto del 3,32%.
Pesano anche commissioni e premio fedeltà
Ma il costo effettivo sarà più alto. Anzitutto, perché questi bond del Tesoro non prevedono alcun pagamento di commissioni bancarie per i sottoscrittori, essendo a carico dello stesso stato. E c’è il premio fedeltà, riconosciuto a quanti manterranno il titolo fino alla scadenza. Non è possibile in questo secondo caso stabilire a priori l’ammontare. Se nessuno rivendesse i bond prima della scadenza, l’esborso per lo stato supererebbe i 345 milioni in tutto, sempre al netto dell’imposizione fiscale. Tuttavia, il solo fatto che i titoli sono scambiati sul mercato secondario segnala che parte del capitale sia stato già rivenduto, per cui lo stato si ritroverà a pagare certamente molto meno.
Bond del Tesoro trasferimento di ricchezza
In definitiva, i bond del Tesoro sono un’opportunità per investire i propri risparmi e guadagnare qualcosa.
Ma devono anche essere visti dal cittadino per quello che sono: debiti. Il loro costo lo paghiamo tutti, che siamo sottoscrittori o meno. Esso si traduce nella necessità o di tenere le imposte più alte o di tagliare alcuni servizi per fronteggiare i pagamenti o entrambe le cose. Un trasferimento di ricchezza in favore di coloro che avranno investito nei suddetti titoli, gli unici che dal saldo benefici-costi verosimilmente ci guadagneranno.