Unicredit ha effettuato l’emissione di un nuovo bond dedicato al mercato retail italiano e della durata di 13 anni (ISIN: IT0005621450). L’obbligazione ha scadenza fissata in data 15 novembre 2037. Staccherà cedola fissa del 4,85% all’anno (3,589% netto) per i primi due anni, mentre dal terzo anno in avanti la cedola sarà variabile. Essa sarà calcolata al tasso del 200% dell’Euribor a 3 mesi vigente due giorni lavorativi antecedenti l’inizio di ogni periodo cedolare.
Caratteristiche salienti dell’emissione retail
L’emissione del bond retail di Unicredit avverrà alla pari fino al 13 dicembre prossimo.
Vediamo nei dettagli come funziona la cedola del bond di Unicredit dopo il secondo anno. Essa sarà pari al doppio dell’Euribor a 3 mesi, ma non potrà superare il limite massimo del 4,85%. Allo stesso tempo, non potrà mai scendere sotto 0. Questo significa che l’investitore sarà protetto per il caso in cui l’Euribor scendesse a livelli negativi come fu tra l’autunno del 2015 fino all’estate del 2022. D’altra parte, il tasso massimo a cui potrà aspirare sarà uguale a quello iniziale con la cedola fissa.
Come funziona il calcolo della cedola
In altre parole, se l’Euribor a 3 mesi salisse sopra il 2,425%, la cedola sarebbe corrisposta nel suo limite massimo previsto. Se si attestasse tra 0 e il 2,425%, l’obbligazionista percepirebbe il doppio di tale valore. Ad esempio, con un Euribor al 2%, riceverebbe per l’anno successivo una cedola del 4%. Infine, se l’Euribor scendesse sotto lo zero, la cedola sarebbe nulla e non assumerebbe mai valori negativi.
In sostanza, il bond Unicredit offrirà un rendimento netto massimo medio di quasi il 3,60% all’anno nel caso in cui l’Euribor a 3 mesi risultasse sempre pari o superiore al 2,425% dal terzo anno in avanti.
Bond Unicredit, rischio liquidità
In ogni caso, da qui alla scadenza del bond di Unicredit di acqua sotto i ponti ne passerà tantissima. I tassi potranno tornare a salire e successivamente a scendere nuovamente, e così via. Non essendo possibile a priori capirne l’andamento di lungo periodo, di fatto l’investitore si assume un rischio legato ai tassi. Ma ce n’è un altro non meno rilevante: la liquidità degli scambi potrebbe essere bassa e, di conseguenza, la volatilità risultare alta. L’importo dell’emissione è stato di appena 50 milioni di euro, troppo poco per garantire la formazione di un adeguato mercato secondario in cui compravendere il titolo. Disinvestire potrà risultare complicato.