Negli anni passati, quando i rendimenti offerti dai bond nell’Area Euro erano a dir poco ridicoli, molti investitori hanno messo il naso fuori di casa e rovistato tra le obbligazioni emergenti. In molti casi, hanno cercato di contenere il rischio puntando sui titoli denominati in euro. Il fattore cambio spesso si rivela esiziale per il buono esito di un investimento. Una delle soluzioni è stata di puntare sui bond della Romania. Bucarest non fa parte dell’Eurozona, ma nei fatti ha una valuta, il lei, ancorata alla moneta unica.
Spread Romania-Italia in calo con la guerra
Il bond della Romania con scadenza 28 gennaio 2050 e cedola 3,375% (ISIN: XS2109813142) fu emesso agli inizi del 2020, cioè prima della pandemia. Debuttò sul mercato con una durata esattamente trentennale. Allora, l’affare sembrò scontato: offriva un premio superiore all’1,3% annuo sul BTp a 30 anni. Quest’anno, però, qualche obbligazionista lamenta il fatto che il titolo sia crollato di prezzo, scendendo sotto 70 centesimi e segnando un pesante passivo di -27%.
Parimenti, il rendimento lordo offerto dal bond della Romania risulta salito a circa 5,6%. Il trentennale italiano nel frattempo offre il 3,6%. Pertanto, il premio rispetto al BTp risulta allargatosi a 200 punti base o 2%, +70 o 0,7% dall’emissione. C’entra per caso la guerra alle porte? La Romania confina, infatti, con l’Ucraina. Ospita circa 800.000 profughi ucraini e magari qualche obbligazionista si starà chiedendo se ciò non stia colpendo il valore dei bond.
In realtà, nelle sedute precedenti all’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, il bond della Romania rendeva quasi il 4,9%, cioè +2,3% sul BTp. Dunque, lo spread non si è affatto allargato, semmai persino ristretto. La banca centrale rumena ha alzato i tassi d’interesse già per sei volte consecutive al 3,75%, al fine di arrestare la corsa dell’inflazione.
Bond Romania in ulteriore sofferenza
Sul piano fiscale, malgrado un deficit superiore al 7% nel 2021, la Romania esibisce ancora valori accettabili. Vanta un debito pubblico sotto il 50% del PIL. Vero è, però, che il saldo negativo delle partite correnti tende ad erodere le riserve valutarie, scese a 46,5 miliardi di dollari e, tuttavia, sufficienti ad onorare le scadenze con l’estero. La pressione sui bond rumeni proseguirà anche nei prossimi mesi, specie qualora la BCE inizierà ad alzare i tassi e l’inflazione domestica non dovesse scendere. Ma non c’è nulla di anomalo in questi movimenti. Il tracollo dei bond non è un fatto specifico della Romania, ma riguarda il mercato globale.