Fanno su e giù i rendimenti dei bond in euro a lunga scadenza della Romania, ma l’aspetto che salta agli occhi è che sono fin troppo appetibili per ignorarli. Prendete la scadenza del 24 settembre 2044. Fu emessa nel settembre scorso e ha una durata residua di 20 anni. Offre una maxi-cedola del 6%, un po’ alta per un titolo denominato nella divisa europea. Eppure, la quotazione chiudeva ieri ben sotto la pari, a 95 centesimi. Rendimento lordo annuale: 6,45%.
Shock elettorale a novembre
Questo bond della Romania perde il 5% dai massimi toccati a dicembre, meno di due mesi fa. Viene da chiedersi se vi sia qualche movimento anomalo e se possibilmente ciò non c’entri con lo shock elettorale di questi mesi. A novembre le elezioni presidenziali decretarono la vittoria a sorpresa al primo turno di Calin Georgescu, leader nazionalista e considerato un candidato filo-russo. A due giorni dal ballottaggio, la Corte Costituzionale di Bucarest annullava il voto per presunte ingerenze di Mosca.
Andando a vedere l’andamento di questo bond della Romania a lungo termine, scopriamo che alla vigilia del primo turno di novembre, quando nessuno si aspettava l’exploit elettorale di Georgescu, il premio offerto sul tasso mid-swap a 20 anni era di circa 390 punti base o 3,90%. Oggi, risulta salito a 413 punti. Dunque, sembrerebbe che le urne abbiano impattato negativamente i prezzi, ma in misura marginale. All’emissione di due mesi prima, ad esempio, il premio era di 354 punti.
In poche settimane, saliva così di 36 punti.
Rialzo globale dei rendimenti
Se non le elezioni, cosa avrebbe influito negativamente sui bond della Romania negli ultimi mesi? Il loro trend riflette quello più generale del mercato obbligazionario globale.
A settembre la Federal Reserve tagliava i tassi di interesse con fin troppo ottimismo, ma da allora l’inflazione è risalita quasi ovunque tra le principali economie mondiali. I rendimenti sono lievitati anch’essi per scontare un taglio dei tassi a medio termine più lento del previsto. Da questo punto di vista, i titoli di stato rumeni non hanno fatto eccezione.
Viene da chiedersi, infine, perché i rendimenti siano così alti? La Romania ha un debito pubblico al 52% del Pil, ma rating BBB- per S&P e Fitch e Baa3 per Moody’s. Il problema riguarda principalmente le riserve valutarie, a circa 70 miliardi di euro a dicembre contro un debito estero di 202 miliardi. Anche se va detto che quello a breve termine al 30 novembre scorso risultava di 48,72 miliardi. In teoria, di valuta estera ce ne sarebbe a sufficienza per soddisfare i creditori nel breve periodo. Ma le partite correnti sono negative, perché l’economia domestica si rivela poco competitiva e anche poco attrattiva per i capitali.
Bond Romania, spread restano alti
Gli spread per i bond della Romania resteranno verosimilmente elevati nei prossimi mesi. Non è stata ancora fissata la data per le nuove elezioni. Un esito simile a quello di novembre farebbe montare la tensione con Bruxelles.
E i fondi comunitari sono essenziali per gli investimenti pubblici e la crescita economica di Bucarest. La sostenibilità del debito passa proprio dalla crescita e quello estero per il miglioramento delle partite correnti. Ma con lo spettro di uno scontro politico forte, i capitali stranieri potrebbero restare alla finestra.