Da lunedì mattina, tecnicamente la Russia è in default su 40 miliardi di dollari di bond denominati in valute straniere. Non sono pervenuti i pagamenti agli obbligazionisti in possesso di due obbligazioni con scadenza rispettivamente il 27 maggio 2026 e il 27 maggio 2036. La prima è denominata in dollari, la seconda in euro. In totale, meno di 100 milioni di dollari. Domenica 26 giugno, scadeva il periodo di grazia di 30 giorni, successivamente al quale scatterebbe formalmente l’evento creditizio. Nel tentativo di evitarlo, il Tesoro russo aveva depositato la corrispondente cifra in rubli sul conto del National Settlement Depository.
Bond Russia, cosa accade ora
Per i bond della Russia si tratta di un evento formale. Il default implica l’esclusione del paese inadempiente dai mercati finanziari internazionali. Tuttavia, la Russia è stata già tagliata fuori con l’invasione dell’Ucraina e le conseguenti sanzioni dell’Occidente. Ma il default agisce da stigma per le future emissioni di debito. Pensate che l’ultimo relativo ai bond esteri risaliva al 1917, quando con la Rivoluzione di Ottobre i bolscevichi ripudiarono i debiti contratti dallo zar. Nel 1998, infatti, il default riguardò il solo debito in rubli.
Il dubbio che sta sorgendo in queste ore riguarda l’effettivo default della Russia. In teoria, dovrebbero essere le agenzie di rating a dichiararlo con i relativi declassamenti a “Selective Default” o Default. Ma da un paio di mesi almeno, tali istituti hanno sospeso i giudizi sul debito russo a causa delle sanzioni. Di fatto, manca al momento l’arbitro che fischi il gol. A questo punto, potrebbe essere un gruppo di creditori a dichiarare formalmente che la Russia sia inadempiente e, quindi, in default.
Default Russia, dure conseguenze per Mosca
Per dirla con le parole del ministro delle Finanze, Anton Siluanov, “chiunque può dichiarare ciò che vuole, ma non si tratta di un default”. In effetti, qua non si è verificato un evento creditizio a causa della carenza di risorse per onorare le scadenze. I soldi ci sono, così come anche la volontà di Mosca di pagare. Solo che tecnicamente è impossibile farlo, in quanto le sanzioni vietano a qualsiasi banca depositaria di accettare accrediti dalla Russia in dollari, euro e altre valute straniere.
Questo non significa, però, che non sia successo nulla. La Russia è in default, seppure tecnico. E default è default. I costi di emissione nei prossimi anni saranno verosimilmente più alti. Gli investitori stranieri non vorranno portarvi i capitali a cuor leggero, memori di quanto avvenuto nel corso del 2022. Più che il default in sé, però, la Russia sarà tagliata fuori dai mercati esteri per via del suo crescente isolamento internazionale. Come oggi, si rifinanzierà perlopiù sul mercato domestico o rivolgendosi a una piazza importante come la Cina. Con l’Occidente i rapporti saranno ridotti ai minimi termini.