Il ministro delle Finanze, Mohamed Maait, ha certamente ragione quando sostiene che l’Egitto abbia “fatto la storia” con l’emissione del bond “Samurai” da 60 miliardi di yen, circa 450 milioni di euro. Si è trattato del primo titolo di questo genere in tutto il Medio Oriente. L’obbligazione offre cedola annuale dello 0,85% e ha durata di 5 anni.
Per bond Samurai s’intende un titolo del debito denominato in valuta nipponica ed emesso in Giappone. Con questa operazione, l’Egitto sta puntando a raccogliere capitali in uno dei mercati in cui maggiormente abbondano e, peraltro, a costi molto contenuti.
Il bond Samurai è stato collocato sul mercato assistito dalla garanzia di Sumitomo Mitsui Banking Corporation e coperto dall’ente governativo Nippon Export and Investment Insurance. Il successo dell’emissione non era scontato, perché, come ha ammesso lo stesso ministro, gli investitori giapponesi sono propensi a impiegare i capitali perlopiù in asset ad alta qualità. Evidentemente, conclude Maait, c’è fiducia per la “solidità dell’economia egiziana”.
Bond Egitto, Giappone a caccia di rendimento
A dire il vero, i bond dell’Egitto sono classificati come “spazzatura” dalle agenzie di rating. Pochi giorni fa, la banca centrale ha lasciato fluttuare il cambio, che contro il dollaro ha così perso il 15%. Il paese nordafricano dipende dall’assistenza finanziaria del Fondo Monetario Internazionale, sebbene probabilmente abbia attratto capitali dal Giappone per via della cedola relativamente alta offerta. Per una scadenza sovrana a 5 anni, Tokyo offre ancora meno dello 0,05%. C’è disperata ricerca di “yield” nel Sol Levante. Ed ecco spiegato il successo del bond Samurai dell’Egitto.
D’altra parte, Il Cairo riesce a rifinanziarsi a costi molto bassi, ma si sobbarca di un rischio di cambio non indifferente. Se lo yen contro la lira si rafforzerà nei prossimi anni, il valore del capitale rimborsato alla scadenza e delle cedole nel frattempo erogate agli obbligazionisti salirà, con esso anche il costo effettivo dell’emissione.