La scorsa settimana, l’agenzia Moody’s ha confermato il rating dei bond sauditi ad A1, notando un forte miglioramento della sua posizione fiscale. Il regno ha chiuso il 2020 con un deficit all’11,2%, ma l’istituto si aspetta che quest’anno scenderà al 2,5%. Secondo Jadwa Investment, invece, potrebbe assestarsi al 2,1%. Giù anche il debito pubblico sul PIL, che passerà dal 32,5% del 2020 al 25% entro il 2025.
Alla base di tale miglioramento vi è il boom del petrolio, le cui quotazioni internazionali in questo 2021 sono esplose di oltre il 60%, collocandosi tra 80 e 85 dollari al barile.
Bond sauditi, quotazioni in rialzo
In rialzo anche la scadenza 16 gennaio 2050 e cedola 5,25%, a +5,3% nello stesso periodo. Il rendimento è sceso, in questo caso, al 3,05%. Infine, +4,2% per il titolo con scadenza 22 aprile 2060, che ha visto scendere il rendimento al 3,50%. Se è vero che i bond sauditi risentono positivamente del boom del petrolio, d’altra parte è la politica fiscale del regno ad essere migliorata negli anni. L’IVA adesso pesa per il 70% delle entrate non petrolifere e il governo sta contenendo la spesa pubblica, tra l’altro tagliando i sussidi e riducendo gli sprechi.
La solidità fiscale saudita è fuori discussione. Il debito pubblico netto di Riad sarebbe sostanzialmente nullo considerando le immense riserve valutarie, attualmente sopra i 465 miliardi di dollari. Peraltro, il principe Mohammed bin Salman sta cercando di diversificare l’economia domestica per sganciarla dalla dipendenza verso il petrolio. Investendo nei bond sauditi in valuta nazionale, poi, non s’incorre in alcun rischio di cambio particolare. Il rial è ancorato al dollaro tramite un tasso di cambio fisso e che si mostra una delle poche certezze dell’economia mondiale in questi tempi.