Il boom in borsa delle azioni Unicredit avrà convinto la banca milanese a puntare anche sul mercato obbligazionario. Ieri, è arrivato il collocamento di un bond Senior Non Preferred per l’importo di 1 miliardo di euro (ISIN: XS2588885025). Poiché questo è un momento magico per l’istituto guidato da Andrea Orcel, ecco che le richieste hanno più che doppiato l’offerta, arrivando a 2,1 miliardi. E così, il bond Unicredit ha potuto spuntare un rendimento alla scadenza più basso delle previsioni iniziali. Sarà rimborsato in data 16 febbraio 2029, per cui presenta una durata di 6 anni.
Il rendimento del bond Unicredit era stato immaginato all’avvio del collocamento ad un tasso “midswap” più 185 punti base o 1,85%. E’ risultato a premio sul tasso di riferimento a 6 anni di 160 punti o 1,60%. Dovrebbe essersi aggirato, quindi, intorno al 4,50%. Questo sarebbe il valore della cedola fissa per i primi 5 anni. Rispetto a un BTp a 5 anni, il premio si restringe a circa l’1%. Ma va considerata la diversa tassazione, con i rendimenti dei titoli di stato ad essere soggetti all’aliquota del 12,50%, anziché del 26%. Ad essersi occupati dell’operazione sono state la stessa Unicredit, oltre a Citi, Deutsche Bank, Mediobanca, NatWest Markets, Santander e Société Générale.
Bond Unicredit, cos’è e rischi
Il bond Unicredit è di una tipologia particolare. Senior Non Preferred significa che nel caso di “bail-in“, parteciperebbe alle perdite della banca, cioè il suo capitale sarebbe intaccato. Tuttavia, ciò avverrebbe dopo le obbligazioni subordinate e, chiaramente, le azioni. Presenta, quindi, rischi significativamente maggiori rispetto a un’obbligazione senior ordinaria, almeno sul piano teorico. Con un CET1 fully loaded al 15% alla fine del 2022, la robustezza patrimoniale della banca sembra tale da scongiurare un simile pericolo da qui ai prossimi anni.
Tuttavia, proprio perché il bond Unicredit appena emesso appartiene ad una tipologia relativamente rischiosa, non è alla portata di tutti. Lo si comprende dal taglio minimo di 150.000 euro, che nei fatti relega l’investimento alla sfera istituzionale. Chiaramente, sottoscrivendo l’obbligazione l’investitore si espone al rischio tassi. Nel caso in cui l’Euribor a 3 mesi tra 5 anni fosse inferiore a quello odierno e/o previsto, il rendimento risulterebbe sceso. D’altra parte, se l’emittente rimborsasse il titolo alla data prevista per la call, l’investitore perderebbe la cedola relativa all’ultimo anno. E nel caso in cui le condizioni di mercato non gli consentissero di impiegare il capitale in bond remunerativi quanto la cedola variabile, sarebbe per lui una perdita.