Nella giornata di ieri, TIM ha proceduto alla riapertura del bond senior unsecured, la cui emissione era avvenuta lo scorso gennaio. La compagnia ha così raccolto altri 400 milioni di euro, che vanno a sommarsi agli 850 milioni di due mesi e mezzo fa. Allora, l’operazione era stata la prima del genere dopo due anni. Ad essersi occupata della riapertura su mandato dell’emittente è stata Goldman Sachs in qualità di Global Coordinator. Scadenza 15 febbraio 2028 e cedola 6,875% (ISIN: XS2581393134), il titolo è stato assegnato ad un prezzo di 100,75, spuntando un rendimento lordo annuo alla scadenza del 6,69%.
La data di regolamento è stata fissata per il prossimo 12 aprile. I rating assegnati sono bassi: B+ per S&P, BB- per Fitch e B1 per Moody’s. In sostanza, il bond TIM è considerato da tutte le agenzie internazionali principali di valutazione come “non investment grade” o anche “speculativo”. Nel linguaggio informale, si suole anche definire questo giudizio come “spazzatura”.
Prezzo su, spread giù per bond TIM
Dicevamo, il bond TIM ha spuntato un rendimento più basso rispetto a gennaio, ma sul mercato secondario ieri prezzava a quasi 101,50. Pertanto, gli obbligazionisti hanno preteso uno sconto di circa 75 punti base o 0,75% sulla quotazione. Non era alla portata di tutti, dato che il taglio minimo è stato fissato a 100.000 euro. Il miglioramento delle condizioni c’è stato, in ogni caso, come segnala il crollo degli spread. All’emissione di gennaio, il bond TIM offrì un rendimento di 473 punti base sopra il tasso “midswap” e di +345 sul BTp a 5 anni. Ieri, il premio risultava sceso rispettivamente a +368 e +310 punti.
Se guardiamo all’andamento del prezzo di questo bond TIM sul mercato secondario, notiamo che a febbraio raggiunse l’apice di 103,52.
E questo spiegherebbe perché ieri il mercato avrebbe preteso quello sconto di cui dicevamo. Sopra 101, l’acquisto del bond TIM avverrebbe in perdita per il caso in cui l’offerta andasse in porto. D’altra parte, ciò non spiega perché sul secondario il prezzo continui a sostare sopra tale soglia. Evidentemente, c’è chi tra gli investitori istituzionali non crede alla finalizzazione dell’accordo.