Il Sudafrica è nel caos. Fino a ieri, i morti provocati dagli scontri violenti tra manifestanti e polizia erano 72. Un bilancio drammatico seguito alle proteste per l’arresto dell’ex presidente Jacob Zuma per le accuse di corruzione, racket e riciclaggio di denaro. A pagare pegno iniziano ad essere anche i bond sudafricani. Insieme alle azioni, registrano quest’anno un saldo negativo di 7 miliardi di dollari sul fronte degli investimenti esteri.
Il rand sudafricano è diventata la valuta emergente da “shortare” in questa fase.
Lo scorso anno, i bond sudafricani persero il rating “investment grade” dopo il declassamento di Moody’s. Questa fase è una prova del nove per il presidente Cyril Ramaphosa, che sin dal suo insediamento ha cercato di convincere il mercato circa la volontà di tendere a una politica più “business-friendly”.
La fuga dei capitali in corso, tuttavia, potrebbe rappresentare un’occasione di acquisto per quanti non credano che i recenti cali dei bond sudafricani siano strutturali. In fondo, lo choc delle proteste sanguinarie è giustificabile, ma difficilmente avrà un qualche impatto sull’economia domestica, a meno che non finisca per destabilizzare le istituzioni. E al di là delle proteste per l’arresto di Zuma, i fatti di questi giorni confermano più che altro le condizioni di vita pessime in cui vive buona parte della popolazione locale, alle prese con alti tassi di disoccupazione.
Al momento, i bond sudafricani a 2 anni offrono un rendimento del 5,2% e quelli a 10 anni dell’8,95%.